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Diciotto squadre per accontentare tutti

Diciotto squadre per accontentare tutti

Redazione

06.02.2017 ( Aggiornata il 06.02.2017 18:47 )

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LEGA, FIP e LNP si sono riunite attorno a un tavolo per parlare di basket. È naturale, dovrebbero farlo in continuazione, in un confronto costruttivo, ma si limitano a farlo ogni tanto. Tema del confronto: “Armonizzazione degli aspetti tecnico amministrativi”. Meglio che niente. Sui risultati della riunione tutte e tre le parti hanno comunicato poco (eufemismo) ma pare ci sia convergenza su alcuni argomenti e su decisioni che, come sempre, sembrano prese per non scontentare nessuno. Innanzitutto le promozioni dalla A2 alla serie A che dovrebbero finalmente diventare due, se non tre, come conseguenza una serie A che diventerà a 18 squadre e per ultima la regola del 6 + 6 su italiani e stranieri, ma tenendo anche il 5 + 5. Secondo Buzzavo, ex Benetton, questa potrebbe essere la pietra tombale di un movimento che sta dimostrando pesantissimi limiti, in particolare dal punto di vista economico. Improponibile difatti il confronto tra l’Olimpia che ha un budget da Eurolega e una neopromossa che, a causa della pochissima continuità che c’è tra A e A2, deve rivoluzionare la propria squadra con pochi soldi. Anche sulla questione impianti, che la FIP e la Lega vogliono da 5.000 posti, Buzzavo è molto chiaro: non ci sono soldi per farli nuovi, si ammodernassero quelli esistenti. Una foto impietosa, che mette in risalto un movimento con un pessimo presente e un futuro assolutamente incerto. Non ci sono vivai e non ci sono progetti manageriali a lungo termine. In particolar modo non c’è collaborazione tra Federazione e Lega, con la GIBA che sembra tutelare una specie (il giocatore italiano) in via di estinzione. Così si assisterà all’ennesimo rimescolamento di carte spostando leve che poco hanno a che fare con il cuore del problema italiani, impianti e società professionistiche. Visto da fuori il sistema basket non gode di ottima salute, ma chi lo governa, da diversi lustri, pare non accorgersene. Milano in due settimane vince due partite di Eurolega, facendo meglio di quanto sia riuscita a fare nei 3 mesi precedenti. Brillante la vittoria contro l’Olimpiacos Pireo, attualmente secondo, e poi contro il Darussafaka, stabile a metà classifica. In mezzo una sconfitta con il Real Madrid, ma ci sta. La squadra ha trovato nuovi equilibri, vive ancora di fiammate e difetta in costanza di rendimento, ma pare avere più consapevolezza e fiducia nei propri mezzi. Nuovo leader in campo Pascolo che, come nella passata stagione di Trento, sa cambiare registro alla partita e con il talento di Simon riesce a essere determinante e contagioso nei confronti di compagni di squadra e pubblico. Il miglior rendimento in Eurolega si riflette anche in campionato, dove la squadra di Repesa per la prima volta sembra in grado di allungare in attesa del banco di prova delle final eight. Fanno sul serio a Varese: per il derby presentazione all’americana, con proiezioni sul campo di filmati emozionali, foto storiche, musiche a tutto volume, migliaia di cellulari accesi a riprendere e groppo in gola per i tifosi che hanno visto i loro eroi proiettati e rivissuto le battaglie epiche dei 100 derby con Milano. Peccato che poi si è giocato. L’Olimpia ha vinto accelerando due volte, nel secondo e nel quarto periodo, con Varese che si è illusa del 61 pari raggiunto alla fine del terzo quarto. Repesa gestisce i suoi in una rotazione che tiene conto anche dell’Eurolega, con il miraggio di un ottavo posto finale, mentre Caja si affida a una difesa aggressiva, contropiede e poi transizione in attacco. Il tabellone dice + 16 per Milano, che forse non rispecchia i valori in campo ma sicuramente riflette l’attuale classifica. Venezia perde in quel di Trento, segnando 57 punti di sui solo 30 provenienti dal quintetto base. Fa festa l’Aquila che pare, finalmente, aver ricominciato a crescere. Pistoia vince contro Avellino (che non sfrutta la battuta di arresto della Reyer), Esposito parla di progressi finalmente realizzati, dopo un periodo di ombre.  Ombre che sembrano avvolgere i campani, passati da seconda forza del campionato a inseguitori in affanno. Caserta trema e fa tremare coach, dirigenza e tifosi per 3 quarti di partita, ma poi vince contro Cremona che aggrappata a Johnson-Odom e ai suoi 27 punti, si arrende e si ritrova ultima in classifica da sola. Tanto indisponente Sosa per i primi trenta minuti, quanto determinante nell’ultimo quarto, quando insieme a Putney e Cinciarini, illumina il PalaMaggiò e chiude la contesa. Dell’Agenllo respira, la società è ancora in mezzo al mare grosso, ma la classifica rispetto allo scorso anno dice che ci sono 4 punti in più sull’ultima. Brescia, matricola terribile, schianta letteralmente Sassari, cui concede solo 48 punti, segnando i quali si può pensare di vincere, forse, solo in seconda divisione. Probabilmente solo un passaggio a vuoto per i sardi, che chiude nel peggiore dei modi una striscia di 5 vittorie consecutive che avevano lanciato Pasquini e i suoi nella parte alta della classifica. Vittoria pesantissima di Pesaro, che lascia l’ultimo posto a Cremona e si avvicina proprio a Cantù, altra nobile decaduta, in cerca di identità e, probabilmente, di una guida. L’Orlandina fa la voce grossa in quel di Torino, sfida in campo aperto i padroni di casa e raggiunge, assieme a Reggio Emilia, Sassari al quinto posto. Impressionante la costanza di rendimento della Betaland, recuperata e poi mantenuta anche dopo la partenza di Fitipaldo e garantita da un Diener capace di segnare quasi un punto al minuto giocando per più di due periodi. Non male per essere un giocatore che due anni fa si era ritirato. Reggio Emilia torna finalmente alla vittoria, battendo Brindisi in casa. In grande spolvero Polonara, che con 25 punti fissa il suo massimo stagionale e Della Valle, cui si uniscono un ritrovato Cervi e Kaukens di nuovo in quintetto. Una buona prestazione in attesa del rientro di Aradori e Gentile.

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