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Lo scudetto di Shackleford

Lo scudetto di Shackleford

Redazione

31.01.2017 ( Aggiornata il 31.01.2017 13:27 )

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All’età di 50 anni è stato trovato morto nella sua casa di Kinson in North Carolina Charles Shackleford, ex giocatore di basket con una carriera NBA, europea, e due parentesi italiane legate a Caserta, con la quale nel 1991 vinse quello che finora è l’unico scudetto della Juve. Pivot solido ma spettacolare, Shackleford ebbe il compito di sostituire nel cuore dei tifosi casertani il fantasma di Oscar, che fino al 1990 aveva vestito la maglia numero 18 della Juve. Per farlo Il giocatore di Kinston seppe inanellare una incredibile sequenza di doppie doppie (punti più rimbalzi) che, assieme alla concretezza e all’efficacia di Tellis Frank (ala pivot che completava il reparto), garantirono a Caserta una solidità sotto canestro che in Italia non aveva uguali. Capace di presidiare l’area e attaccare il canestro con aggressività, Shackleford era il giocatore che piaceva ai tifosi: non appoggiava mai la palla se poteva schiacciare e ogni volta che saliva verso il play (Nando Gentile, non uno qualsiasi) per piazzare un blocco e giocare in pick and roll, il PalaMaggiò si alzava in piedi per godersi al meglio l’incredibile elevazione del giocatore che avrebbe inchiodato la palla nel canestro avversario. Oltre questo, una assoluta ambivalenza nell’uso delle mani, un buonissimo tiro frontale dalla media distanza e la capacità di portare in giro a passo di danza i suoi 207 centimetri e 110 chili di peso. Nel 1991 quella che sembrava una scommessa giocata da Giancarlo Sarti e Franco Marcelletti è vinta: “Shack” e il “professor” Tellis Frank assieme alla pestifera coppia di bad boys italiana formata da Esposito e Gentile e a Sandro “El Grinta” Dell’Agnello, galoppano verso lo scudetto, grazie a una alchimia che si estende anche fuori dal campo e che coinvolge comprimari del calibro di Rizzo e Donadoni. Purtroppo però, se in campo Schackelford era determinante, dalla vita privata nascevano invece i suoi problemi, a causa di un carattere esuberante e dell’incapacità di considerare le conseguenze delle proprie azioni. In Italia Schackleford era giunto dopo essere stato coinvolto nello “scandalo North Carolina” ed essere stato accusato di aver venduto alcune partite per un totale di 65.000 dollari, spiegati invece come un prestito. Nel post carriera è stato arrestato due volte, la prima per possesso di droga e di un’arma (illegale) e la seconda perché aveva tentato di vendere degli psicofarmaci (illegalmente posseduti) a un agente in borghese, collezionando così tre reati in una volta sola. Del 27 gennaio la notizia della sua morte, per un “cause da accertare” che tutti leggono come abuso di sostanze stupefacenti, ma che i tifosi sperano si tramuti in “cause naturali”, a dar pace al campione che si presentò a Reggio Emilia con due scarpe da gara sinistre, mettendo a rischio le coronarie di coach Marcelletti, prima nello spogliatoio, e poi in campo, calzando invece un paio di inguardabili scarpe da tennis con le quali segnò 24 punti e tirò giù 26 rimbalzi. Lo stesso campione che al giornalista che gli chiedeva il segreto della sua capacità di usare entrambe le mani rispose: “Destro o sinistro che importa? Io sono anfibio”. Si complica la situazione di Repesa e non tanto per i risultati dell’Olimpia impegnata in una stagione dove pochi lampi non riescono a rischiarare il grigiore di una Eurolega vissuta dai margini e un campionato da primatista ma senza dominare, quanto per le dichiarazioni che vengono da oltre oceano, rilasciate da Larry Brown, vero monumento della pallacanestro mondiale. Il coach americano in una intervista rilasciata a un quotidiano sportivo ha detto di essere molto interessato al basket italiano (ma non a quello cinese) e che avrebbe piacere di allenare una squadra impegnata anche in Eurolega. Facilissimo capire a chi si riferisca, e immaginare quanto possa essere ingombrante la proposta di un coach che a 76 anni, dopo essersi seduto 2338 volte in panchina e aver vinto sia il titolo NCAA che quello NBA, punta il dito sull’unica squadra italiana che abbia un respiro europeo. D’altra parte però, se Repesa non avrà preso bene le parole di Brown, c’è da essere contenti che un pezzo (importante) di storia americana si interessi al nostro campionato, dopo una carriera spesa sempre e solo tra NCAA, ABA e NBA, ma non considerata ancora terminata. Inoltre se Peterson è tornato ad allenare Milano a 75 anni, dopo 23 di inattività e Brown ambisce a farlo a 76, la panchina dell’Olimpia ha sicuramente più appeal di una meritata pensione spesa su altre panchine, magari in qualche parco. Molti allenatori incitano i propri giocatori a “bruciare il parquet” durante gli allenamenti e a volte anche in partita, volendo dire che nel basket bisogna correre. A Brindisi qualcuno deve aver preso la storia sul serio e la sera del 30 gennaio ha appiccato un incendio a due cassonetti posti al centro del parquet del Palamelfi, impianto storico della città già in passato oggetto di atti vandalici, rendendolo inutilizzabile. Marino, presidente dell’Enel Brindisi, si è detto immediatamente disponibile a collaborare economicamente al restauro del campo e a creare una serie di iniziative per valorizzarlo. Probabilmente il campo, come araba fenice, risorgerà dalle proprie ceneri più lucido e arrotato di prima, ma si fa davvero fatica a comprendere un atto come questo, riconducibile, forse, a qualche regolamento di conti o una qualche forma di avvertimento. Diciassettesima giornata di campionato di serie A: cade, di nuovo, Milano sconfitta nettamente sul campo di Avellino (senza Cusin), ma non ne approfitta Venezia che perde in Sicilia grazie al 13 a 5 prodotto da Capo d’Orlando ai supplementari. Vince di un punto Brindisi che si riprende dopo la figuraccia di Trento e inguaia Pistoia che esce dal pool delle prime otto. Cremona perde di nuovo, questa volta in casa e con soli 59 punti a referto, per mano di Trento che sembra, se non ristabilita, sulla via della guarigione, mentre segnali incoraggianti per Caja vengono da Caserta, dove Varese ha vinto contro i padroni di casa. Male Pesaro: non approfitta dello stop di Cremona, perdendo di un punto contro Torino, poco bella ma tanto concreta e molto bene invece Cantù che ferma sul campo di casa Brescia, con i fratelli Vitali particolarmente in ombra. Ottima infine la prova di Sassari che nel posticipo domenicale liquida Reggio Emilia, aggrappata a della Valle ma sicuramente ancora in credito con la fortuna per quel che riguarda la voce infortuni.

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