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Ci vorrebbero più Vitali

Ci vorrebbero più Vitali

Redazione

24.01.2017 ( Aggiornata il 24.01.2017 12:54 )

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Da un paio di settimane LEGA, FIP e GIBA enunciano a mezzo interviste e comunicati stampa la propria posizione sulla questione “stranieri”, per la composizione delle squadre di serie A del campionato di basket. La situazione attuale prevede due format: 5+5 con posto garantito per 5 italiani, o giocatori di formazione italiana (“titolo” che si ottiene dopo aver passato almeno 4 anni nelle giovanili di un club italiano) e al massimo un “passaportato” cioè un giocatore straniero in possesso (ad esempio per matrimonio) di un passaporto italiano. Per gli altri 5 vale il “fate come volete” cioè comunitari o extracomunitari. L’altro format ammesso è il 3+4+5, che prevede una tassa da 40.000 € a carico delle squadre da cui viene adottato, e consiste in 3 giocatori extraeuropei, 4 giocatori Fiba Europa e 5 di formazione italiana con al massimo un passaportato. Naturalmente chi vuole può schierare una squadra costituita anche di soli italiani: i limiti difatti sono da intendersi proprio a salvaguardia della “riserva” in cui i nostri giocatori sembrano essere rinchiusi. Esiste inoltre una premialità: la FIP distribuisce 850.000 euro alle squadre, in funzione dell’utilizzo nel roster di giocatori Italiani e quindi convocabili per la nazionale maggiore. Quest’anno sono 10 le squadre che hanno scelto di adottare il 3+4+5: Avellino, Brindisi, Cantù, Capo d’Orlando, Caserta, Milano, Pesaro, Sassari, Varese e Venezia, le cui tasse verranno distribuite tra le società che daranno giocatori del settore giovanile alle squadre nazionali. Su questa situazione pesa la questione sollevata da Christian Burns, giocatore americano con passaporto italiano che, appellandosi a una pronuncia del Consiglio di Stato sull’illegittimità della distinzione tra passaportati e giocatori di formazione italiana, ha chiesto alla FIP di accettare bonariamente la sua richiesta di essere equiparato ai giocatori di formazione italiana. I legali di Burns, in caso di risposta negativa hanno già ventilato il ricorso al TAR. In caso di vittoria e di accoglimento delle proprie richieste poi, sparirà dal nostro campionato la quota riservata ai “passaportati” per una piccola rivoluzione nella composizione dei roster delle squadre (oltre che la fioritura di passaporti italiani rilasciati da consolati posti in paesi esotici). Nel frattempo la Lega ha chiesto il passaggio a un solo format, il 7+5 con l’equiparazione degli stranieri tra di loro (comunitari e non). La proposta è stata giudicata irricevibile da Petrucci (FIP), che parla di un “no” a prescindere e annuncia di avere molte idee al riguardo, condivise con coach Messina, ma di non poterle anticipare (credibile come un medico che ha la cura per salvare un paziente ma non la vuole annunciare). La GIBA invece si arrocca su un format con 2 soli stranieri e quindi spazio agli italiani quasi come ai vecchi tempi. Posizioni inconciliabili, su un tema che in realtà nasconde il preoccupante calo di competitivià del nostro campionato di vertice, soprattutto se paragonato ai campionati stranieri. Si parla di dare spazio agli italiani, nascondendo il fatto che di italiani competitivi ne sono rimasti ben pochi e che i migliori giocatori italiani sono tutti all’estero e si contano comunque sulle dita di due mani. Il mercato sempre aperto poi permette di scommettere su stranieri e italiani di basso costo che possono essere tagliati in qualsiasi momento, o per i quali si possono fare contratti temporanei. Giocatori che spesso nella stessa stagione indossano canottiere di due squadre diverse (David Cournooh, peraltro italiano, da Pistoia a Cantù è l’ultimo esempio), ma senza lasciare il segno o qualche rimpianto in nessuna delle due. In questo modo non si creano legami tra giocatori e società e tra giocatori e tifosi e non si riesce, per mancanza di tempo e convenienza, a dare un carattere e un gioco alla squadra. Lega, FIP e GIBA, tenendo conto che in un campionato professionistico esistono regole del lavoro a livello europeo, invece di rilasciare comunicati stampa, dovrebbero trovare di comune accordo una soluzione al problema, che riguarda tutti e non pensare solamente alla capienza degli impianti, perché giocare male davanti a 3.000 o 5.000 persone non risolve assolutamente nulla. C’è bisogno di una crescita tecnica, di vivai che producano giocatori forti, di radicamento sul territorio e di allenatori professionisti nelle giovanili. C’è bisogno di più lavoro e meno proclami, a proposito dei quali, si può ricordare che Ryan Arcidiacono chiesto urlando da Messina per il preolimpico di Torino e subito promesso da Petrucci (con un faremo tutto quel che possiamo), non è al momento convocabile in azzurro, ad esempio. In serie A intanto è iniziato il girone di ritorno, con l’anticipo di Trento che ha visto i padroni di casa vincere per tanto (84 punti) a poco (48 punti) su Brindisi e Meo Sacchetti andare su tutte le furie per una sconfitta che spera sia solo un passaggio a vuoto. Pistoia ha vinto in casa contro Cremona, che sembra aver finito “l’effetto Lepore” e ora si trova a fare i conti con una classifica che la vede all’ultimo posto assieme a Varese, sconfitta sul campo di casa da Sassari, al termine di una partita giocata sul filo dell’equilibrio e risolta dagli ospiti solo negli ultimi cinque minuti. Continua la sua corsa Venezia, seconda solitaria e vincitrice contro Cantù, in eterna ristrutturazione e che ora, forse, potrebbe accelerare l’avvicendamento del coach con Bolshakov che appare meno brillante che a inizio mandato (da traghettatore). Brescia ha letteralmente asfaltato Pesaro, grazie, anche, a una prestazione impressionante dei fratelli Vitali, con 21 punti di Michele e 19 assist di Luca che hanno permesso alla squadra di girare al meglio. Milano, che in settimana ha vinto anche in Eurolega battendo, dopo dieci turni di stop, il Galatasaray di Ataman ora ultimo da solo in classifica, ha vinto facilmente contro Capo d’Orlando (che la prossima settimana ospiterà Venezia), che ora si vede intrappolata nel gruppone di squadre a quota 16 e in lotta per il settimo e l’ottavo posto. Continua il momento no di Reggio Emilia, che ha perso in casa contro Caserta di un solo punto e dopo un tempo supplementare. Fuori anche Aradori e con Kaukenas ancora non al top, tenere la scia dei primi pare essere davvero difficile per la Grissin Bon. Cade Anche Avellino, in casa della Fiat Torino, con Diana che si gode il momento magico dei suoi e una classifica che tiene la squadra agganciata a un potenziale prestigioso ottavo posto.

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