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Gentile e le promesse non mantenute

Gentile e le promesse non mantenute

Redazione

09.12.2016 ( Aggiornata il 09.12.2016 10:16 )

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Del caso Gentile-Armani si è scritto e parlato tantissimo, inevitabile che ad ogni vittoria Olimpia ci sia qualcuno che esalti il pugno duro (per quanto autolesionista, anche soltanto dal punto di vista finanziario) di Proli e che ad ogni sconfitta, come quella con un CSKA senza Teodosic e De Colo, qualcun altro rimpianga un giocatore che, comunque la si veda, è per l'appassionato generico di sport il volto più riconoscibile della nostra serie A. Forse l'unico. La storia non è comunque ancora finita, soprattutto se la situazione di Repesa dovesse precipitare e se la NBA (Rockets o non Rockets) continuasse a non essere interessata alle prestazioni del figlio di Nando e fratello di Stefano. Il punto, ad essere cattivi, è proprio questo: pur essendo il miglior italiano della serie A a 24 anni Gentile non è diventato il giocatore che prometteva di essere a 19, quando da Treviso (dove lo aveva lanciato Repesa...) arrivò a Milano verso la fine dell'era Montepaschi, da asteriscare ma che con il senno dell'epoca sembrava dovesse durare in eterno. Al netto dei problemi fisici ed evitando il retroscenismo di terza mano, bisogna dire che sul piano strettamente tecnico Gentile nel corso degli anni non ha aggiunto poi così tanto al suo gioco. La sua struttura fisica gli dà sempre superiorità contro altre guardie e ali piccole, parliamo di Italia, quindi la sua azione preferita è rimasta l'isolamento a sportellate, con tiro dalla corta o media distanza in allontanamento. La lettura del gioco è migliorata, così come la conduzione di transizioni o contropiede,  la difesa non è mai stata male ma è sempre a fiammate, mentre il peggioramento tecnico più evidente è quello relativo al tiro dalla lunga distanza. A 17 anni (!) nella Benetton tirava da 3 con il 31,1% e dopo qualche stagione di assestamento è arrivato a quasi 37 nella stagione del suo primo scudetto milanese, vinto da protagonista. Non si è più confermato su queste medie e l'anno scorso (parliamo di serie A, per fare un confronto con il 'vecchio' Gentile) è stato sotto il 25, percentuale inaccettabile per un esterno che sposti i valori in Eurolega o per un bianco che abbia qualche possibilità di sopravvivere nella NBA. Avendo visto il 90% delle sue partite e andando oltre le statistiche, si deve segnalare nell'ultimo anno anche una minore intensità nell'andare a rimbalzo. Forse figlia di un rapporto logoro con il club, un rapporto che però pochi mesi prima aveva fatto costruire la squadra intorno a lui con Melli ed Hackett frettolosamente salutati. Insomma, non eravamo presenti ai colloqui fra Repesa e Gentile però ci rifiutiamo di dare importanza al calcio ad un cestino, mentre senz'altro più pesanti sono state le parole di Gentile post scudetto a Reggio Emilia. Questo discorso sul miglioramento si può fare anche per tutti gli italiani di punta: sfidiamo chiunque a sostenere che, al di là dell'esperienza aumentata e del fisico trasformato, Bargnani, Gallinari e Belinelli siano tecnicamente migliori di quanto fossero dieci anni fa. Tornando a Gentile, bisogna ricordare che quasi sempre ha giocato da protagonista, che non si è mai nascosto e che perderlo (anche a tempo, con un prestito per far terminare in qualche modo la stagione) sarebbe per la pallacanestro italiana una sciagura. La partita è comunque ancora in corso.

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