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Piccola Champions e piccoli palazzi

Piccola Champions e piccoli palazzi

Redazione

19.10.2016 ( Aggiornata il 19.10.2016 12:14 )

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Parte la nuova Champions League di basket. La coppa marcata FIBA che ha come obiettivo quello di sostituire l’attuale Eurolega. La FIBA ha fatto le cose in grande, usando la leva dell’esclusione dalle Olimpiadi e minacciando sanzioni per i disobbedienti, per fermare l’Eurocup e reclutando quindi 40 squadre in rappresentanza di 22 paesi (per l’Italia ci saranno Venezia, Varese, Avellino e Sassari) per un totale di più di 300 partite. L’unica cosa che manca sono proprio i campioni che a dirla tutta, anche quest’anno si sono dati appuntamento in Eurolega, per stabilire, in un vero e proprio campionato europeo a 16 squadre (Olimpia Milano per l’Italia), chi sia il più forte del vecchio continente. Una vera manna per gli appassionati, che avranno modo di vedere all’opera il meglio del basket continentale, almeno quello sfuggito alle sirene dell’NBA, in un prodotto confezionato per piacere al grande pubblico. Difficile credere che, nonostante le partite saranno in chiaro (in Italia sulla RAI), la Champions League di basket farà gli stessi numeri dell’Eurolega (tutto sommato è meglio pagare per ascoltare Paul Simon che assistere al concerto di Art Garfunkel gratis), anche in termini di pubblico live. Sul tutto poi pesa il giudizio della Commissione Europea, chiamata a dirimere la contesa tra Eurolega e FIBA proprio sulla possibilità di organizzare un torneo di basket europeo, con la FIBA che ne reclama l’esclusivo diritto e la Corte di Monaco di Baviera che, nel primo round, ha dato ragione all’Eurolega. La sentenza definitiva, se ci sarà, è attesa per il prossimo giugno e solo allora, le squadre di basket sapranno se saranno libere o meno di iscriversi al torneo che più preferiscono. In tutto questo la Lega, e la cosa è passata un po’ sotto silenzio, ha chiesto che si approvi un regolamento per cui si arrivi in 24-36 mesi ad avere un adeguamento dei campi di gioco di Serie A a 5.000 posti per il pubblico (un po’ quello che aveva detto Proli, dopo il preolimpico, ma riferendosi alla sola fase dei playoff). Il basket cerca una sua dimensione nazionale più moderna, alzando gli standard minimi di partecipazione alla competizione di Serie A, sperando che impianti più grandi vogliano anche dire più spettatori paganti (l’equazione non è così scontata) e naturalmente parlando di adeguamenti e non di nuovi palazzi dello Sport. Al di là della capienza però i nostri impianti sono anche vetusti. La maggior parte sono di proprietà comunale e hanno 30 anni quando va bene. Mancando i fondi dei Comuni, gli impianti sono dati in affidamento a società terze che si impegnano a manutenerli e a riconsegnarli nello stato in cui sono stati ricevuti. Come risultato, non ci sono investimenti, se non quelli necessari al funzionamento degli stessi: si sistema il parquet, si aggiusta lo scaldabagno, ma non si ripiastrellano le docce, non si ripara il tetto che perde, non si installano impianti efficienti di condizionamento, non si aprono bar o punti di ristoro, non si ammodernano, per quanto possibile, le strutture. Ci sono delle eccezioni come Milano che ha un impianto moderno e capiente o Torino che di impianti a disposizione ne avrebbe addirittura tre: il Palaruffini dove gioca abitualmente l’Auxilium, il Pala Vela, costruito nel 1961 ma assurto a nuova vita dopo le Olimpiadi del 2006 e il Palasport Olimpico, un gigante da più di 14.000 posti, che ha ospitato la nazionale per il preolimpico. Discorso diverso per Cantù, dove il patron Gerasimenko ha scelto di ristrutturare il Pianella, investendo una cifra di circa 5 milioni di euro, ammodernandolo e portandolo a 5500 posti di capienza. Una scelta dettata dai tempi (si parla di 12 mesi i lavori) e dalla burocrazia italiana che avrebbe allungato di tanto i già lunghi tempi per la costruzione di un impianto ex novo. Buone notizie anche dalla laguna di Venezia, dove la Reyer pare sia alla ricerca di una nuova casa, naturalmente in terraferma. Il Pala Taliercio sembra essere ormai piccolo per una società che ha due squadre, maschile e femminile, in Serie A e che cerca di allargare il proprio bacino di pubblico, tra le isole ma, soprattutto, in provincia. Brugnaro ha lanciato l’amo cercando soci per la costruzione del nuovo impianto ed essendo lui imprenditore, proprietario della Reyer e anche (cosa non da poco) sindaco di Venezia, c’è più di una possibilità che la cosa vada in porto. In tema Eurolega poi, delle partecipanti alla Serie A sono solo Torino e Milano che, per impianti e requisiti, potrebbero prendere parte alla manifestazione europea, (Milano la gioca) con la licenza A. Intanto è andata in archivio la terza giornata di serie A che ha lasciato una squadra sola al comando, Milano, a sei punti. Sei anche le squadre a inseguire (alcune forse ad arrancare) e nove a due punti. Nessuna a zero. Tradotto vuol dire che Milano punta all’Eurolega ed è partita subito fortissimo, senza spazio per esperimenti o messe a punto che non siano un fine tuning per trovare letture di gioco sempre più specifiche. Subito dietro un gruppo in cerca di identità, con squadre che cercano la salvezza facendo punti prima possibile e squadre che invece faticano a ingranare ma che puntano a entrare in forma dopo la sesta di campionato. E’ iniziato il valzer dei tagli e dei nuovi arrivi dei giocatori, mentre c’è ansia nell’attesa che salti qualche panchina, anche se il record della Dike Napoli (A1 Femminile) con Ricchini esonerato alla prima di campionato, per questa stagione resterà imbattuto. Milano contro Varese ha mostrato la differenza tra le squadre che hanno cambi in panchina e le squadre che invece in panchina hanno soluzioni. Impressionante la serie di cambi che Repesa può concedersi senza abbassare i livello di gioco, cambiando tipologie di attacco e rispondendo alle mosse degli avversari. Venezia è caduta in casa contro Trento, che Buscaglia sta plasmando alla sua maniera: squadra senza fronzoli, gioco distribuito tra i ruoli e tanta solidità. Avellino in casa ha dominato contro Pistoia che ha tagliato definitivamente Thornton, visto pochissimo in campo in un anno e mezzo. Brindisi, che ha tesserato Phil Goss, ex capitano poi destituito di Venezia, ha perso in casa contro Reggio Emilia, che ha mostrato uno strepitoso Della Valle. Sassari ha liquidato Brescia sfiorando quota 100, grazie a buone percentuali al tiro e ai punti provenienti dalla panchina. Cantù finalmente ha trovato i primi tre punti contro Pesaro e i suoi tifosi hanno regalato alla società una multa di 3000 euro per aver offeso, sputato, tirato palle di carta agli arbitri: paga Gerasimenko che di soldi ne ha. Davvero incolore la prova di Pesaro, ancora alla ricerca di una sua identità. Caserta ha sbancato il campo di Cremona, ma invece di gioire per i due punti ottenuti in trasferta si trova ora a dover gestire il “caso bollette” con Watt, a causa del mancato pagamento della bolletta della corrente da parte della Juve, e conseguente distacco della stessa, che ha chiesto di essere ceduto, mettendosi sul mercato assieme a Sosa e Putney. La società ha subito smentito, ma la brutta figura rimane. Ecco, forse la Lega, oltre a predire impianti da 5000 posti (peraltro Caserta ne ha uno da 7.000) dovrebbe rendersi conto di che problemi hanno le squadre di basket italiane e di quanto siano in grado di guardare lontano. Risultati terza giornata BANCO SARDEGNA SASSARI 96-73 GERMANI BRESCIA SIDIGAS AVELLINO 83-67 THE FLEXX PISTOIA RED OCTOBER CANTU' 77-68 CONSULTINVEST PESARO ENEL BRINDISI 78-82 GRISSINBON REGGIO EMILIA VANOLI CREMONA 82-95 PASTA REGGIA CASERTA UMANA VENEZIA 59-76 DOLOMITI ENERGIA TRENTO EA7 MILANO 79-71 OPENJOBMETIS VARESE BETALAND CAPO D'ORLANDO     90-77 FIAT TORINO

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