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Eurolega, la prima vera sfida alla NBA

Eurolega, la prima vera sfida alla NBA

Redazione

12.10.2016 ( Aggiornata il 12.10.2016 08:37 )

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Dell'Eurolega 2016-17, che parte oggi con Real Madrid-Olympiacos, si è parlato tanto più per i suoi tanti nemici che per ciò che rappresenta. E cosa rappresenta? Con 16 squadre in un campionato unico, quindi con 30 partite di stagione regolare più i playoff (ci vanno le prime 8), è il primo vero campionato europeo per club in uno sport a larga diffusione, ma soprattutto è la prima vera sfida della pallacanestro europea alla NBA. Le realtà presenti nel massimo torneo continentale, dal CSKA Mosca alla stessa Milano, sono infatti qualcosa di quasi slegato dai rispettivi campionati nazionali: vi partecipano, certo, ma da questa stagione il 'loro' campionato è un altro e questo è un salto culturale enorme. Tutto va ovviamente messo in proporzione: l'appassionato generico di basket europeo non esiste, mentre invece esiste quello di NBA con tutto quel che ne consegue in termini di diritti televisivi e marketing. Il montepremi totale del torneo, 30 milioni di euro, è poco più di quanto guadagni una singola stella NBA e molto meno del budget di un club che questa Eurolega abbia intenzione di vincerla. Però siamo entrati in una nuova era, nonostante le minacce della FIBA che hanno sortito effetti nefasti sul basket italiano usando l'arma del preolimpico (al di là di come sia finita a Torino...) e della riesumazione di una Coppa Campioni-Champions League che di Champions ha giusto il nome: insomma, se non c'è alcuna italiana nelle 24 di Eurocup (la seconda manifestazione ULEB, mentre la coppetta della FIBA si chiama Europe Cup) bisogna ringraziare Petrucci. Aspettando, non soltanto a Reggio Emilia, le sentenze dell'Unione Europea... In Eurolega non esiste salary cap, del resto non potrebbe esistere per realtà che operano in sistemi fiscali diversi, quindi chi più ha più spende ed i valori in campo sembrano abbastanza chiari. Il CSKA campione in carica è ancora più forte dell'anno scorso, ma al titolo possono sulla carta puntare anche il Fenerbahce di Datome (Final Four a Istanbul dal prossimo 19 maggio, fra l'altro) e il Panathinaikos che ha fatto probabilmente il miglior mercato. Tante le outsider di superlusso, dal Real Madrid a Milano, mentre da fondo classifica sembrano il Vitoria dove Bargnani proverà a rinascere e il Bamberg di Trinchieri e Melli. La formula è buona, ma è chiaro che la sfida alla NBA si gioca sul piano dell'identità: non potendo proporre i migliori giocatori del mondo, perché sono quasi tutti in America, va venduto al pubblico qualcosa di diverso. Basket di alto livello, sì, ma anche una maggiore identificazione con il proprio pubblico come è per Stella Rossa Belgrado e Zalgiris Kaunas (ma anche l'Armani l'ha capito, proponendo un nucleo italiano ed europeo più forte) e una minore dipendenza, tecnica e psicologica, da tutto ciò che arriva dagli Stati Uniti. Twitter @StefanoOlivari

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