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Brindisi assomiglia a Sacchetti

Brindisi assomiglia a Sacchetti

Redazione

05.10.2016 ( Aggiornata il 05.10.2016 12:29 )

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Si è chiusa la prima giornata del campionato di Basket di serie A post Marino, il primo anche senza sponsor, dopo la fuga in Germania di Beko, che da quattro anni forniva soldi e cubi del cambio a forma di lavatrice alla nostra Serie A e il dietrofront di KIA, la cui sponsorizzazione è durata pochi giorni. Un campionato senza nessuna delle due Virtus, ma anche senza Basket City, senza Eurocup, senza aver giocato le Olimpiadi, ma con Petrucci saldissimo sulla sua poltrona, a godersi l’ennesima stagione da presidente. Un campionato che paga le colpe di una gestione molto miope di FIP e LEGA, che parla una babele di lingue straniere, ma soprattutto che ha finito per spostare la definizione di “giovani” su ragazzi di 22 anni. Un campionato in cui si rischia di avere Milano in fuga, seguita, ma da lontano, da un gruppo di squadre molto ristretto, e una lotta per salvarsi riservata a chi non avrà abbastanza budget per prendere il salvatore della patria dell’ultimo minuto. Il tutto con una copertura video sempre divisa tra Sky e Rai. La prima giornata dice che anche la corazzata Milano, senza il suo (unico) pivot titolare, fatica a trovare il bandolo della matassa contro una motivatissima Capo d’Orlando che, davanti al proprio pubblico, ha a lungo condotto la gara, riuscendo a contenere le sfuriate dell’Olimpia, cedendo solo tra la metà del terzo e la fine del quarto periodo, quando l’intensità di Milano è salita, togliendo spazio e idee ai padroni di casa. Privo di Raduljica, Kalnietis e Gentile, Repesa ha tenuto in panchina il giovane La Torre, concedendo un solo minuto di gioco a Cerella. La squadra ha girato a tratti, faticando in attacco ma soprattutto senza riuscire a essere aggressiva in difesa. È da lì che è nata la vittoria di Milano, con i giocatori dell’Orlandina che si sono smarriti proprio sul finale, incapaci di imporsi fisicamente a una difesa fisicamente dura. Milano ha dimostrato di avere carattere, oltre al miglior roster a disposizione in Serie A. Prima in casa e ruggito della tigre per Caserta, che con l’obiettivo salvezza ben chiaro in testa affronta, in una partita dura e ben giocata, la GrissinBon di Reggio Emilia, e porta a casa il risultato contro i pronostici della vigilia. Sugli scudi Aleksander Czyz, polacco dal nome impronunciabile, molto concreto nel ruolo di ala, spesso poco valutato ma capace di 26 punti con un mostruoso 12 su 15 da due punti e 8 rimbalzi che fanno brillare gli occhi di Sandro Dell’Agnello. Con lui in doppia cifra anche Sosa e Watt, che portano anche tanta determinazione nel vincere una partita giocata punto a punto e risolta solo nell’ultimo quarto. La Reggiana del dopo Lavrinovic e Kaukenas riparte con Aradori capitano, il ritorno di Cervi, rimbalzista e anche difensore, Gentile e Della Valle, con Needham unico straniero nello starting five. Si parla italiano e nel nostro campionato è una rarità, ma James e soprattutto Lesic dovranno faticare moltissimo per dare a Reggio Emilia una dimensione offensiva nel pitturato, alleggerendo anche la pressione sul perimetro, deputato a portare fieno in cascina. La Scandone, reduce dal secondo posto in Supercoppa, regola di misura Torino tra le mura amiche e inizia il percorso di crescita auspicato da Sacripanti che dovrà portare a guardare negli occhi proprio l’Olimpia Milano, che la Supercoppa è riuscita a metterla in bacheca. Con Fesenko ancora fuori forma è Cusin a rompere il ghiaccio sotto canestro. Abilissimo nel gioco sporco, senza paura di fare a sportellate, il lungo italiano pare ancora alla ricerca di una dimensione in attacco dove, a onor del vero, riceve pochi palloni dai suoi compagni di squadra. Buono l’esordio di Zerini, capace di 4 su 4 da 3 e tre rimbalzi. Ottimo Randolph, capace di rendersi indispensabile in campo, con 22 punti in 28 minuti, provenendo dalla panchina. Buone anche le prove di Leunen e del solito Green, ancora alla ricerca di una sua dimensione Obasohan. Inizio difficile per la Fiat Torino che, rivoluzionata per nove decimi, incontra una squadra più rodata e affiatata. Ottima la prova di Peppe Poeta: il play di Battipaglia, novello capitano, produce 16 punti uscendo dalla panchina, ma soprattutto cerca di essere in campo la voce e la testa di Frank Vitucci. Molto bene anche White e Wright, con il primo che regala a Torino la supremazia a rimbalzo e qualche secondo tiro. Male la percentuale da tre e sufficiente quella da due, a decidere sono gli episodi. Pesaro riparte con Bucchi in panchina e senza Austin Daye, che lo scorso anno aveva fatto sognare i tifosi dell’Adriatic Arena. A guidare la squadra in campo è Thornton, aiutato da FIelds, con Jasaitis che completa il reparto degli esterni. La solidità di Pesaro però sembra nascere vicino a canestro, dove Jones e Nnoko si sono divisi il lavoro, con il primo che porta punti e il secondo che spazzola i tabelloni e presidia l’area. Poco spazio per gli italiani, ma si sapeva, con il solo Ceron che porta un contributo tangibile alla causa. Brescia sbatte letteralmente contro la serie A e bagna il suo esordio con un -13 e un match mai in discussione (ma per gli avversari). Bene Vitali (Luca), Landry e Moore, con il veterano Moss chiamato a 35 minuti di battaglia vera. Rotazioni corte e pochi minuti di riposo per i titolari, Diana dovrà lavorare sulla crescita dei suoi giocatori e sulla profondità della panchina. Intanto giungono buoni segnali dai fratelli Vitali e la squadra ha espresso una buona reattività sotto canestro. Da migliorare la percentuale al tiro: è la serie A. 80 anni per Cantù, che in settimana aveva reso omaggio alla propria storia, celebrando gli uomini che hanno costruito il blasone di una realtà che si trova, ora, in una fase di profondo rinnovamento. Le iniezioni di rubli, la nuova proprietà subentrata in tutto e per tutto alla gestione precedente, la migrazione verso il Paladesio, il nuovo (leggendario, ma straniero pure lui) coach, la scelta di Abass di giocare con Milano rischiavano cancellare il legame tra la società e la sua storia, ma con lungimiranza Cantù ha scelto di celebrare il proprio passato stabilendo con giocatori e tifosi un senso di appartenenza sul quale costruire il rinnovamento. Intanto si è giocato, e il campo ha detto che rispetto allo scorso anno la squadra è molto prolifica in attacco, ma ha qualcosa da migliorare a rimbalzo e nella gestione del match. In Forma Lawal, Pilepic e Darden, ancora in formato A2 Callahan, Kurthinaitis pare avere molto “materiale” su cui lavorare, per quadrare la squadra e bilanciarla tra attacco e difesa. Venezia coglie la prima vittoria in difesa grazie (soprattutto) a una mostruosa prestazione di Tonut, che apre la stagione con la sua migliore gara in serie A (80% da 2, 85% da 3 e 100% ai liberi con 4 assist) segnando a referto 26 punti, la maggior parte dei quali davvero pesanti. Buoni segnali per De Raffaele, che ritrova Peric (sarà il suo anno?) e che potrà contare su Haynes e i neo arrivi Hagins, McGee e Filloy, oltre al collaudato Ejim. Si parla della Reyer come di anti-Milano, de Raffaele non abbocca e parla di buona squadra, i tifosi però ci credono, la domanda però è: esiste una alternativa a Milano? Sassari vince di autorità una gara in cui si è sempre trovata in vantaggio, ma soprattutto ha dimostrato di meritare di starci. In grande spolvero Brian Sacchetti, Johnson-Odom e Carter, ancora un po’ fuori dal coro Devecchi e D’Ercole, non del tutto convincenti Lydeka e Savanovic. Moretti apre la stagione con una sconfitta, e con Varese che ha aspettato troppo a reagire, rimanendo in balia degli avversari fino alla metà dell’ultimo quarto, quando Anosike e Melvin Johnson hanno tentato una tardiva reazione. Il potenziale della squadra è sicuramente più alto di quanto visto in campo: da Maynor, Kangur, Eyenga e Johnson è lecito attendersi di più. La squadra è attesa da molto lavoro in palestra. Pancotto, miglior allenatore della passata stagione, guida i suoi a una vittoria nettissima su Pistoia. Netta la differenza tra le due squadre: ben rodata e particolarmente efficace al tiro Cremona, imprecisa e a tratti slegata Pistoia. Sono i quintetti a fare la differenza, con entrambe le panchine che producono 16 punti: Pistoia si aggrappa al solo Hawkins ma non riesce a arginare l’imprendibile Halloway e la vena offensiva di un precisissimo Turner. Il campionato ritrova Romeo Sacchetti che esordisce sulla panchina di Brindisi con una vittoria contro Trento. Di fronte quelli che sono il miglior allenatore emergente e l’ultimo allenatore italiano a vincere un (quantomeno) inaspettato scudetto. Brindisi somiglia già al suo condottiero, si dimostra aggressiva, a tratti audace, predilige il gioco veloce innescando con continuità M’Baye e la mano calda di Scott. Una squadra che sa appassionare il pubblico, sicuramente, ma che Sacchetti potrà rendere anche molto concreta. Trento riparte senza Dada Pascolo, la cui assenza sembra pesare in termini di rendimento ma anche in termini di intensità. Si riparte da Craft, il difensore di acciaio che divide la cabina di regia con capitan Forray, dal veterano Baldi Rossi, Flaccadori e Jefferson, con Moraschini nuovo innesto ad aiutare nel ruolo di guardia e ala. Tanta concretezza, una base solida sulla quale Buscaglia dovrà innestare il talento di Lighty. Risultati 1ma giornata Enel Brindisi-Dolomiti Energia Trentino 69-61 Sidigas Avellino-Fiat Torino 86-83 Red October Cantù-Umana Reyer Venezia 92-99 Consultinvest Pesaro-Germani Basket Brescia 76-63 Pasta Reggia Caserta-Grissin Bon Reggio Emilia 78-75 Betaland Capo d'Orlando-EA7 Emporio Armani Milano 65-71 Banco di Sardegna Sassari-Openjobmetis Varese 78-72 Vanoli Cremona-The Flexx Pistoia 87-67

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