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Team USA, Popovich e la bandiera

Team USA, Popovich e la bandiera

Redazione

24.08.2016 ( Aggiornata il 24.08.2016 15:16 )

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Il modo in cui gli Stati Uniti hanno vinto il torneo olimpico di pallacanestro l'ha detta lunga sulle differenze di valore che ci sono con il resto del mondo, visto che Mike Krzyzewski ha chiuso i suoi tre cicli con la squadra meno tatticamente allenata della carriera. Pochi concetti chiari in difesa, merito anche di Thibodeau, e free basketball deteriore in attacco, con Durant contro tutti e Klay Thompson che è risorto in occasione dell'unica partita davvero a rischio, la semifinale con la Spagna. Adesso però Coach K è il passato, palla a Gregg Popovich e speranza (non degli avversari, ma di alcuni appassionati) che a Tokyo si veda una squadra americana interessante. Detestando il clima e l'ideologia da all star game, è infatti sicuro che Popovich chiamerà soltanto giocatori con una certa mentalità, fra quelli selezionabili. Non che il gruppo di Rio fosse un cattivo gruppo, anzi i vari ego sono stati anche relativamente messi da parte, ma un sistema di gioco è un'altra cosa e non è nemmeno un discorso da legare al risultato perché sulla panchina USA è quasi impossibile perdere. Ma al di là del gioco bisogna dire che per l'ex militare (lo è anche Krzyzewski, peraltro) Popovich è molto particolare il rapporto con i Giochi. Il giovane Pop nel 1972 fu infatti tra i tagliati ai Trials per formare la squadra di Monaco '72: giorni che non ha dimenticato, quando nel sottogruppo guidato da Bobby Knight (capoallenatore Hank Iba, che aveva assegnato dieci giocatori ad ognuno dei suoi assistenti) e con in squadra Bobby Jones cercò di guadagnarsi una maglia per i Giochi. Ci andò anche molto vicino, da guardia di ottimo talento offensivo anche se con un fisico che gli precludeva un futuro NBA o ABA... Chissà se quella maledetta finale con l'URSS sarebbe andata diversamente con lui in campo, lui che era laureato in storia dell'Unione Sovietica e parlava il russo, note biografiche che hanno alimentato la leggenda che sia stato un agente della CIA. La versione ufficiale dice che ha soltanto frequentato un corso di intelligence, ma dell'esercito e non della CIA, però è vero che per diversi anni è stato in Europa con mansioni non chiare: diciamo che fra lui e Dan Peterson forse il più vicino alla CIA è stato lui... In quei Trials anche diverse persone che avrebbero fatto la storia della pallacanestro italiana, su tutti Mike D'Antoni, quando da noi arrivava il meglio fra chi non aveva un contratto professionistico. Quella delusione olimpica a Popovich è rimasta dentro e la seconda esperienza non è che sia andata molto meglio visto che nel 2004 fu l'assistente di Larry Brown nella disastrosa spedizione ad Atene, dove la squadra di Tim Duncan, Allen Iverson, LeBron James, eccetera, riuscì nell'impresa di perdere in semifinale con l'Argentina e fu in generale campione di antipatia (Iverson chiedeva ai turisti soldi per farsi fotografare con lui). Shock anticipato dal disastroso Mondiale 2002, quando Popovich aveva dato una mano a George Karl. A dirla tutta, Popovich si sarebbe aspettato nel 2004 di essere nominato successore di Brown, ma Colangelo con una mossa a sorpresa e con il senno di poi non sbagliata (i giocatori NBA non rispettano i loro coach, nella media, mentre resiste ancora il mito del santone di college) virò su Coach K. A Tokyo Popovich avrà 71 anni e probabilmente non sarà più alla guida degli Spurs da un paio di stagioni: nella pallacanestro americana nessuno sogna l'oro olimpico più di lui. twitter @StefanoOlivari

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