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Bruno Pesaola, il Petisso che sapeva incantare

Bruno Pesaola, il Petisso che sapeva incantare

Redazione

29.05.2015 ( Aggiornata il 29.05.2015 16:04 )

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L’ultima volta fu una cena al Sarago, tra pesce freschissimo e una Falanghina ghiacciata. Non era una cena come le altre, quella con il Petisso, era una cerimonia, era teatro. I gesti erano sempre gli stessi: si metteva a capotavola, chiedeva al cameriere di andargli a comprare tre pacchetti di sigarette – esattamente tre per volte – e poi cominciava a parlare, a narrare, ad affabularti in mezzo al suo, di fumo. Un incanto. Bruno Pesaola si è spento nella sua casa napoletana oggi, a 89 anni. Mancavano poche settimane alla cifra tonda, ma all’uomo che adorava gli scherzi è piaciuto giocarne un ultimo. Un istrione straordinario, un personaggio che avrebbe fatto la gioia di Soriano, suo connazionale e innamorato di calcio quanto lui. Nelle serate in cui capitava di incontrarlo, ancora qualche anno fa quando il corpo lo sorreggeva meglio, si partiva dagli inizi, col racconto di quando era arrivato in Italia, al Napoli, nell’anno di grazia 1952. Poi la panchina, che lo aveva stregato molto di più del campo, perché era lì che il suo genio sudamericano si era espresso al massimo, arrivando a vincere uno scudetto storico, straordinario, con la Fiorentina yeh yeh nel 1969. Parlava di tutto. «E questo come stas? E a Bologna che si disce? Bravo quel suo collega, ma estronso, molto estronso». In che senso, Petisso? «Estroso e stronzo». Perfetto. Amava l’ironia, lo sberleffo. Durante quelle poche cene fatte con lui, gli si avvicinava sempre qualcuno. E lui rispondeva, ammiccava. Ci fu la volta di un giovane supporter napoletano: «Mister, io ho cominciato ad andare al San Paolo con Maradona». «Allora tu hai visto il calcio, ragasso». Un divertimento, un autentico spasso. Argentino nel cuore, ma napoletano in tutto, Pesaola si era costruito una vita a sua misura, con riti antichi e gusto per il convivio. Così coglievi l’occasione di andare a Napoli per incontrarlo. Grandi colleghi napoletani, su tutti l’amico Mimmo Carratelli, già caporedattore del Guerin Sportivo, l’hanno conosciuto meglio di tutti e raccontato in maniera sublime, come il personaggio meritava. Personalmente, mi tengo il ricordo delle cene con lui. @matteomarani [gallery link="file" ids="25347,25348,25349,25350,25351,25352,25353,25354,25355,25356"]

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