Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

Il cuore di Vazquez e l’Argentina B

Redazione

17.02.2015 ( Aggiornata il 17.02.2015 11:10 )

  • Link copiato

Se il 'Tata' Martino lo avesse chiamato, Franco Vazquez sarebbe giustamente orgoglioso di essere un nazionale argentino. Non per burocratiche questioni di passaporto (lui è per davvero metà italiano, al contrario di altri che puntano sul bisnonno della moglie), ma perché è cresciuto e si è formato in Argentina fino a quasi 23 anni, sognando quindi un giorno di vestire la maglia dell'Albiceleste. Poi l'ennesima intuizione di Zamparini lo ha portato nel 2012 al Palermo e il resto è storia di oggi, con Vazquez a illuminare la squadra insieme a Dybala, con meno talento puro ma senz'altro una maggiore versatilità. Tutta questa premessa per dire che non si possono dare a Conte tutte le colpe di un malcostume che dopo i (ne)fasti degli anni Cinquanta e Sessanta nell'era moderna è iniziato con Trapattoni-Camoranesi, ma che in un calcio dominato dai club la Nazionale dovrebbe con ancora più forza marcare la sua diversità invece di comportarsi come un club con 'campagne acquisti' più o meno mascherate. Detto che la convocazione azzurra di Vazquez non è sicura, mentre sicura è l'intenzione di Conte che gli ha anche più volte parlato, è evidente che non avendo esterni di grande qualità e non volendo derogare dalla difesa a tre il commissario tecnico punta tutto sulla qualità dei tre centrocampisti centrali, sperando che possa innescare le punte (al di là del fatto che Vazquez potrebbe fare anche la seconda punta) più in forma del momento. Ma per la discussione tattica ci sarà tempo. Non discutibile è il fatto che, senza andare tanto lontani, Dybala ha maggiori possibilità di entrare nel mirino di Martino e quindi ha dichiarato senza problemi che, con tutto il rispetto per Italia e Polonia (ha i passaporti di entrambi i paesi, oltre che del 'suo'), aspetta la convocazione nella nazionale argentina vera. Insomma, meglio l'Argentina A dell'Argentina B. Nessuno chiede a Conte e Tavecchio di inventare Cristiano Ronaldo e Messi dove non ci sono, ma soltanto di ricreare un senso di appartenenza degli italiani nei confronti dell'Italia. Al di là di come sia finito il suo quadriennio, Prandelli c'era riuscito. Twitter @StefanoOlivari

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi