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Redazione

15.01.2015 ( Aggiornata il 15.01.2015 11:18 )

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Il recente scambio di battute fra James Pallotta e Claudio Lotito rappresenta molto di più della prosecuzione mediatica del derby di Roma, che in fondo fa comodo a tutti noi che di calcio viviamo (vogliamo mille selfie di Totti, ma anche mille cartellini gialli). Dopo il 2-2 dell'Olimpico il bar era iniziato grazie al presidente della Lazio, che aveva detto che avrebbe scommesso sullo scudetto della Juventus. Replica di Mauro Baldissoni, direttore generale giallorosso, ricordando la storia laziale in tema di scommesse (facile pensare al caso Mauri, ma anche a un passato non troppo remoto di retrocessioni e squalifiche). Poi si è andati su un altro piano quando a interagire con Lotito è stato direttamente Pallotta, sul tema del fair play finanziario che secondo Lotito la Roma non rispetterebbe, facendo anche delle cifre: 38 milioni di rosso nel solo 2014, con un patrimonio netto negativo consolidato di oltre 81 milioni. Ma, secondo il presidente della Roma, Lotito parlando in questo modo denota ignoranza. E così via, mentre il Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive del Viminale, dopo gli incidenti al termine della partita (quasi tutti peraltro fuori dallo stadio), ha chiesto la chiusura della Curva Nord dell'Olimpico (Lazio) in occasione di Lazio-Napoli e della Curva Sud (Roma) sia per l’incontro di Coppa Italia del 20 gennaio sia per quello di campionato del 31 gennaio, tutti e due con l’Empoli (mentre scriviamo queste righe il prefetto Pecoraro non ha ancora deciso). Dietro a tutto questo c'è però ben più di una rivalità calcistica o di differenti visioni manageriali, c'è l'appartenenza a due blocchi di potere ben precisi: Lotito rappresenta la 'vecchia' FIGC e la 'vecchia' Lega, quella politica calcistica condizionata dagli assetti televisivi e che aveva (ed ha) in Galliani il suo ideologo e manovratore, mentre Pallotta insieme ad Agnelli preme perché la Serie A si strutturi sul modello Premier League e andando addirittura oltre, cioè rendendo impossibili promozioni dalla B se non in presenza di requisiti in possesso attualmente di nemmeno metà serie A, in termini di bacino d'utenza geografico e televisivo. Detto questo, affermare che Pallotta sia il 'nuovo' (quindi buono, per definizione) e Lotito il 'vecchio' (quindi cattivo) è una semplificazione perché entrambi sono al vertice di due grandi club anche in virtù di logiche politiche e soprattutto bancarie (l'Unicredit dove lavora il presidente della Lega Beretta, ma non solo). I tifosi più attenti delle società passate di mano negli ultimi 20 anni avranno notato che i soldi veri tirati fuori dai presunti 'salvatori' sono quasi sempre pochissimi: e pazienza se quando il Guerino scrive in un certo modo di Thohir e Ferrero, per citare due due famosi, arrivano subito le mail dal bar citando i tanti 'colpi' (sulle modalità di pagamento i messaggi si fanno più vaghi). Insomma, anche dietro le quinte il derby romano può essere considerato in pareggio, ma con logiche meno divertenti di quelle viste sul campo. Twitter @StefanoOlivari

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