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Redazione

16.12.2014 ( Aggiornata il 16.12.2014 07:31 )

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Massimo Ferrero è così divertente? I tre mesi di squalifica guadagnati per avere dato del 'filippino' a Thohir a Stadio Sprint, con puntate successive, sono solo un episodio. Paragonabile alle battute di Lotito sugli occhi di Marotta (solo che l'uomo forte della FIGC di Tavecchio, per dire come siamo messi, l'ha fatta inspiegabilmente franca cavandosela con una multina e l'invito a rispettare la clausola compromissoria), meno grave del fatto che ci siamo abituati a considerare i Ferrero parte integrante della serie A nel nome del dio risultato. Invece di riflettere sul fatto che in serie A arrivare terzi invece che dodicesimi sia una questione di dettagli, non a caso chiunque straparla di Champions League, siamo qui a prendere sul serio le sparate di un uomo giustamente ingaggiato per la nuova trasmissione di Chiambretti ma che affonderà la Sampdoria, lo scriviamo adesso, consegnatagli frettolosamente dai Garrone. Il miracolo sportivo di Mihajlovic difficilmente potrà resistere alla monetizzazione (Gabbiadini-Napoli già a gennaio) e all'inevitabile rush finale di squadre con rose più profonde, ma non è questo il punto. Il punto è che in serie A e a maggior ragione in quelle inferiori non c'è alcuna selezione all'entrata degli azionisti di maggioranza. Le valutazioni etiche stile Premier League sono fantacalcio (diversamente, solo sulla base dei precedenti penali, bisognerebbe ad esempio indicare la porta a Berlusconi o a Preziosi), ma a quelle patrimoniali e finanziarie è senz'altro possibile dare una veste oggettiva. Può essere utile ricordare che la Samp è una macchina perdi-soldi, 100 milioni di euro solo negli ultimi tre anni di gestione Garrone nonostante a libro paga non ci fossero CR7 e Robben. E che quindi darla in mano a un imprenditore fresco di bancarotta (patteggiato un anno e dieci mesi per il crack della Livingston), con il centro delle sue attività (le sale cinematografiche, prima ancora dei cinema) in crisi, non sia stata una grande mossa. Senza contare che il 63enne Ferrero di fatto la Sampdoria l'ha avuta in regalo da Garrone, ripulita dai debiti. Fatte le debite proporzioni, visto che dall'Indonesia almeno 85 milioni sono arrivati, non è uno schema troppo diverso da quello visto con Moratti e il 'filippino' Thohir. Ferrero fa quindi parte a pieno titolo di una nuova genìa di presidenti, che si può paragonare ai Rozzi, ai Massimino e ai Sibilia soltanto per i modi e per l'adorazione del giornalista medio, che in ogni sparata vede genuinità e non fumo. Quei personaggi di culto anni Ottanta i soldi, al loro livello, li avevano davvero e soprattutto, va sottolineato, erano legatissimi al territorio con tutto ciò che questo comportava in termini di controllo sociale e dei tifosi. Ferrero non è nemmeno assimilabile alla generazione degli Zamparini, fra l'altro suo bersaglio fisso (sarà perché ha sempre avuto e usato soldi veri?), che si muoveva in un calcio italiano di livello infinitamente più alto (basti pensare agli investimenti che bisognava fare per sognare il terzo posto a fine anni Novanta), ma è un personaggio possibile solo in questa Italia  al capolinea. Generazione mille euro, si diceva qualche anno fa di ragazzi che facevano fatica ad arrivare alla fine del mese (poi gli euro sono diventati 500). Ferrero fa invece parte della generazione dei presidenti zero euro, che prendono un club per quasi niente e lo gestiscono con i soldi del club stesso. Twitter @StefanoOlivari

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