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Redazione

03.11.2014 ( Aggiornata il 03.11.2014 10:33 )

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Pippo Inzaghi è peggio di Clarence Seedorf? Visto che la rosa del Milan 2014-15 è paragonabile a quella della stagione precedente (anzi, i media della casa da mesi ci informano che il problema era principalmente Balotelli: vuoi mettere la freschezza di Torres?), la domanda può avere cittadinanza. Soprattutto dopo avere visto, in mezzo al disinteresse degli stessi tifosi rossoneri (nemmeno 30mila spettatori a San Siro, nonostante una buona rappresentanza di siciliani), la disfatta contro il Palermo in una partita iniziata male e finita peggio, in una confusione tattica totale: per metà secondo tempo ci sono stati in campo contemporaneamente tre punte e due mezze punte, per un calcio che ha ricordato quello casuale (ma con interpreti migliori) dei tempi di Leonardo allenatore: da Pirlo a Ronaldinho, da Thiago Silva agli stessi Seedorf e Inzaghi, sembra un secolo fa e invece era la stagione 2009-2010. Non può quindi essere una sorpresa che il calo dell'unico centrocampista con un'idea di calcio, cioè De Jong, sia coinciso con il calo rossonero delle ultime settimane. La risposta alla domanda iniziale può anche essere da compitino: nelle sue 19 partite di campionato la media punti di Seedorf è stata di 1,84, mentre nelle 10 di Inzaghi è stata di 1,6. Considerando che l'olandese fino a 3 giorni prima di allenare faceva il calciatore e che Inzaghi è arrivato alla grande occasione con un po' di rodaggio in più (un anno negli Allievi e uno nella Primavera), si può dire che quella di Berlusconi non fosse un'intuizione così sbagliata, soprattutto in un periodo in cui la gestione Galliani sembrava al capolinea sotto i colpi di maglio dei piani di marketing della figlia (di Berlusconi, ovviamente) Barbara. Poi considerazioni incaute ma oneste su tre quarti della rosa del Milan, unite alla restaurazione gallianiana, sono costate a Seedorf il posto anche se non lo stipendio, ed aperto la strada a Inzaghi. Che si è ritrovato fra le mani una squadra da terzo come da decimo posto (la serie A di oggi è questa, Ferrero rischia di andare in Champions League), a seconda dei dettagli e della fortuna, piena di scarti di grandi club e di giocatori con limiti ben chiari. La protezione mediatica, uno dei pochi lasciti del grande Milan di pochi anni fa, sta lasciando lavorare tranquillo Inzaghi fra esaltazioni della bresaola e del vivere a Gallarate (nelle giornata di magra vanno bene anche i palleggi di Mastour), ma se la situazione dovesse precipitare nessuno dirà ad alta voce che Berlusconi è uscito di scena da anni (quello che appare il venerdì a Milanello è un'imitazione, anche piuttosto triste) e che Galliani si è dimostrato incapace di tenere il Milan ad alto livello una volta finite le iniezioni monstre di soldi freschi ogni anno. In poche settimane Seedorf si è trasformato da un misto fra Phil Jackson e Mandela ad un presuntuoso ibrido fra Oronzo Canà e Colinho, per gli stessi media. Inzaghi è ancora in tempo a raddrizzare la barca, ma lui per primo sa come funziona nel calcio e soprattutto come funziona in questo Milan di fine impero. Twitter @StefanoOlivari

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