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Il fallimento dell’Inter e l’affare di Thohir

Redazione

07.10.2014 ( Aggiornata il 07.10.2014 13:06 )

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Nel mezzo del tiro a Walter Mazzarri, che comunque ci sta mettendo del suo facendo giocare da decimo posto (con una condizione atletica da ventesimo) una squadra da quinto, in stile Guerino non diamo troppe colpe alla mediocrità dei fanti e andiamo direttamente sui santi. L'Inter 2014-15 ha una rosa da Europa League, più giovane rispetto all'anno scorso ma pur sempre da piazzamento alle spalle delle squadre più ambiziose: le ovvie Juventus e Roma, il Napoli che è sempre lo stesso, la Lazio di Lotito che per una volta ci prova sul serio. Come somma di valori individuali l'Inter è in quella zona (Milan, Fiorentina, Udinese) in cui un dettaglio può portare al quinto posto come al baratro, senza starci a fare su troppi ragionamenti. D'accordo che gli articoli su una determinata squadra sono letti di solito soltanto dai suoi tifosi, ma si potrebbe ogni tanto ricordare che l'unico acquisto estivo che sia costato più di un milione di euro (cioè una cifra che può tirare fuori anche il nostro dentista) sia stato un discreto gregario come Medel e che tutti gli altri siano prestiti (in certi casi addirittura gratuiti, come Osvaldo: segno che non c'era il Real Madrid che bussava alla sua porta), rientri da prestiti e svincolati. In altre parole, il fallimento è al 90% imputabile ad Erick Thohir. Che ha ristrutturato la società: salvando (qualcuno dice ancora per poco, anche se il contratto è ancora di 2 anni e senza possibilità di rescissione da parte dell'Inter) l'amministratore delegato Fassone e dando fiducia e contrattone (scadenza 2017) al direttore sportivo Ausilio, concentrandosi soprattutto su sponsorizzazioni e marketing, rivedendo al ribasso tutti i parametri contrattuali (con qualche eccezione, tipo Vidic: l'unico oltre a Palacio e Hernanes a guadagnare più di 3 milioni netti a stagione). L'Inter è così diventata molto più leggera e snella, ma al prezzo di avere una rosa da provinciale. Di certo Thohir e il suo strano (vorrebbe ma non può più) socio Moratti dovranno ricapitalizzare perché l'esercizio 2013-14 è andato circa come il precedente, ma è verosimile pensare che dal prossimo il bilancio abbia una svolta: il calo di qualità calcistica sarà meno che proporzionale rispetto al calo di interesse del pubblico (L'Inter è la squadra di serie A con più abbonati) e di appetibilità del marchio, quindi per un paio di stagioni il giochino può stare in piedi senza temere rivolte di piazza. Nel 2016, dopo avere tirato fuori (tutto compreso) 170-180 milioni di euro, Thohir sarà al bivio: rilanciare, mettendo soldi veri, oppure vendere al russo della situazione (non vogliamo fare del fantacalcio, dicendo allo stesso Moratti, anche se questa possibilità esiste se il petroliere si libererà di tutte le sue attività diventando un liquidissimo Mantovani 2.0). Ma di questo eventualmente scriveremo fra due anni, per il momento c'è da registrare che Thohir non ha alcuna voglia di esonerare Mazzarri buttando via quasi 14 milioni lordi (il contratto è fino al 2016), i soldi del nuovo guru e l'utilità di un parafulmine per la piazza. Che discute il 3-5-2 come se fosse un segno dell'Anticristo, dimenticando lo schema della squadra che ha vinto gli ultimi tre scudetti. Sorvolando sul nome dei possibili sostituti, dall'autopromosso Zenga a Spalletti che da esonerato della Zenit guadagna come Mazzarri adesso, passando per suggestioni da Premier League vista dall'Asia (David Moyes sarà in tribuna a Inter-Sain Etienne) e arrivando a un Mancini che tornerebbe in una squadra dove i titolari non valgono le riserve dei suoi tempi. Per i buoni affari di Thohir è insomma auspicabile che Mazzarri torni in linea di galleggiamento già a partire dalla partita di San Siro con il Napoli, per quelli dell'Inter invece che i prossimi due anni passino presto. Ci sarebbe poi il capitolo sulla politica sportiva, dove l'Inter naviga a vista: di pelle più vicino ad Agnelli e Pallotta, Thohir si è barcamenato fino ad arrivare alla conclusione che era meglio simpatizzare per Tavecchio, Galliani, Lotito, eccetera: convenienza neutra, non avendo una squadra per poter almeno avvicinarsi al vertice. Indonesiano ma di formazione americana, ha di sicuro ritagliato l'articolo sui 2 miliardi di follare spesi da Steve Ballmer per i Los Angeles Clippers: non aspira a tanto, ma che l'Inter possa essere venduta per il 15% di quella cifra, avendo come orizzonte il mondo, non è fanta-economia nemmeno in questo periodo. Twitter @StefanoOlivari

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