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Redazione

03.06.2014 ( Aggiornata il 03.06.2014 10:40 )

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Dell'operazione che ha portato Ciro Immobile al Borussia Dortmund colpiscono tante cose, che vanno al di là del solito articolo sul declino della serie A (che rimane uno dei campionati più seguiti al mondo, ad essere proprio cattivi il terzo in ordine di importanza), ma nessuna come la relativa modestia delle cifre in campo. Per il capocannoniere 2013-14 i tedeschi hanno dato a Juventus e Torino, comproprietarie dell'attaccante esploso con Zeman a Pescara, 19,4 milioni di euro e a Immobile un contratto quinquennale ottimo ma con cifre che fino a poche stagioni fa erano da riserva di un grande club (2 milioni netti a stagione). Un bell'investimento, rapportato ai poco più di 4 milioni spesi nel 2010 per l'allora 22enne Lewandowski, ora passato al Bayern Monaco, ma poca cosa se rapportato ai prezzi di mercato degli attaccanti che fanno la differenza in Europa. In altre parole, è incredibile che né la Juventus né il Torino abbiano trovato 9 milioni e mezzo da mettere su un giocatore di 24 anni, con tutte le stagioni migliori della carriera presumibilmente davanti e soprattutto con un Mondiale che potrebbe farne schizzare le quotazioni alle stelle. Strana la strategia bianconera, perché oltretutto Immobile nella Primavera bianconera ci ha anche giocato. Stranissima quella del Torino, che proprio dopo il suo ritorno in Europa a 20 anni di distanza lascia andare il suo migliore giocatore per una cifra con cui non si fa mercato nemmeno in serie B, in ogni caso una cifra che a Cairo non sposta niente. Nessuna dietrologia, nessun complotto (procuratore di Immobile è fra l'altro Alessandro Moggi, con annessi e connessi), nessun dramma: nessuno ha forzato Immobile a firmare con la squadra che quando corre (due stagioni fa accadeva più spesso) gioca il miglior calcio d'Europa. Di certo c'è che in un mercato di mezzi giocatori, perché tali sono tutti i nomi trattati dai grandi club italiani, Immobile sembra Cristiano Ronaldo. Un errore di valutazione di un po' tutti, come fu a suo tempo per Verratti (altra creatura di Zeman, come Insigne), degno di un calcio ancora di livello accettabile ma di sicuro senza più identità.

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