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Le molotov di Napoli e i cori degli altri

Redazione

14.02.2014 ( Aggiornata il 14.02.2014 12:09 )

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In Italia, dalle Alpi al Lilibeo, esiste un unico pubblico che goda di impunità. E' quello di Napoli, non ovviamente nella sua interezza ma nella sua minoranza di ultras che quasi ad ogni partita rende l'ambiente invivibile. Senza andare alla preistoria, basta ricordare gli ultimi Napoli-Milan di campionato e Napoli-Roma di Coppa Italia. Nella prima occasione mezz'ora prima della gara un centinaio di ultras napoletani ha preso a pietrate i tifosi rossoneri che stavano raggiungendo il loro settore. Intervento tempestivo della polizia e cambio di bersaglio: cinque agenti feriti, una macchina della polizia bruciata da una molotov e due furgoni, sempre della polizia, danneggiati. Una molotov! Roba da violenza politica anni Settanta… Eppure il lancio di bombe contro la polizia è stato collocato nelle brevi da quei pochi giornali che ne hanno parlato… Mercoledì prima della partita con i giallorossi stesso film, con De Laurentiis anche in questo caso solo spettatore (forse le sue ferme e dure parole di condanna nei confronti degli ultras ci sono sfuggite): tentato assalto ai tifosi della Roma, intervento di pura opposizione della polizia, poi lanci di pietre e altro. Risultato: quattro agenti feriti, due macchine della polizia danneggiate, qualche incendio qua e là. Non c'è stato il morto, certo, ma visto ciò che volava per aria è stato un caso. Sapendo che sono state chiuse le curve di mezza Italia (comprese quelle di Roma) per cori contro i napoletani, ci si sarebbe aspettati lo stesso metro. Perché, fino a prova contraria, di solito preferiamo che ci arrivi addosso un coro di scherno invece che una molotov. Invece niente, mentre l'evasore Maradona esultava in tribuna i poliziotti (due donne) erano all'ospedale. Questa la cronaca, mentre rimangono da capire i perché dell'impunità sportiva di questo ambiente in un'Italia sportiva e politica che non si fa problema a squalificare chiunque, con minimi appigli, a Nord, Centro e Sud. In realtà la risposta c'è già, solo che per ovvie ragioni non può essere ufficializzata. Se no chiunque in Italia potrebbe sfogare la propria rabbia contro il prossimo usando la giustificazione della crisi economica e del disagio sociale. Altro discorso sarebbe quello sui media, che per certe realtà si autocensurano senza nemmeno la giustificazione del 'mercato'.

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