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Redazione

06.02.2014 ( Aggiornata il 06.02.2014 11:08 )

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Il personaggio David Beckham ha spesso danneggiato il calciatore David Beckham, per quanto riguarda la considerazione dei media. Non quella degli addetti ai lavori: mai un suo compagno di squadra ne ha parlato male, sotto il profilo tecnico e dell'impegno, nonostante l'ex capitano della nazionale inglese avesse molti motivi per essere invidiato. Il personaggio Beckham gli ha però dato quel po' di soldi necessari non per aprire il solito ristorante e farsi fregare i soldi dall'amico, ma per diventare compiutamente padrone del proprio destino. L'acquisto di una franchigia della MLS è infatti molto di più di un investimento, è il calciatore che vuole governare il giochino senza aspettare di essere cooptato dal miliardario di turno ma mettendoci il proprio denaro, la propria competenza e la propria faccia. Beckham non ha comprato un club (o meglio, una franchigia) esistente, anche se a Miami la MLS è passata (pochi anni di Miami Fusion, che giocavano a Fort Lauderdale) ma i diritti su un cosiddetto 'expansion team' che avrà sede nella città più famosa della Florida. Tutto molto mediatico e svolta fondamentale per la lega, al punto che l'annuncio è stato dato da Don Garber, commissioner della MLS con qualche idea in più di Maurizio Beretta (una su tutte: la 'designated player rule', che fu decisiva proprio per l'ingaggio di Beckham). Quanto al marito di Victoria Adams, ha spiegato chiaramente che nell'operazione investirà solo fondi privati, senza chiedere interventi alla città (del resto il sindaco di Miami era lì di fianco, ben contento della pubblicità a costo zero): di sicuro coinvolgerà altri imprenditori, magari quel LeBron James che ben conosce e che nel calcio è già in minima parte indirettamente (cioè attraverso una piccola quota nel Fenway Sports Group, fra le altre cose proprietario anche del Liverpool) entrato. Il Miami Herald, il principale quotidiano della città, ha scritto che la società di Beckham (chiamata Miami Beckham United), vuole costruire lo stadio in una zona non lontana dal porto e quindi dall'American Airlines Arena dove si esibiscono i Miami Heat e lo stesso LeBron James. Zona abbastanza centrale, un'idea questa più europea che americana ma forse azzeccata. Si vedrà. Intanto è significativo che la MLS avesse già previsto questo sviluppo 7 anni fa, quando Beckham firmò per giocare con i Los Angeles Galaxy: in una delle parti meno pubblicate del contratto Beckham si era assicurato il diritto di avere un team nella lega alla tariffa scontatissima di 25 milioni di dollari. Cifra che è nella disponibilità di molti campioni, solo che escludiamo che Ibrahimovic possa comprarsi il PSG o Cristiano Ronaldo il Real Madrid. Tornando a Miami (la squadra di chiamerà Miami United?), le prime partite dovrebbero vedersi dal 2016. Intanto l'anno prossimo partirà il nuovo progetto newyorchese, il New York City FC, e un concorrente di Beckham in Florida, l'Orlando City Soccer Club. Saranno la 20esima e la 21esima franchigia di una lega che nel 1996 era partita con 10. Dopo tanto parlare di Africa e di Asia, vuoi vedere che il futuro del calcio professionistico (a livello di praticanti si è svoltato già da decenni) sarà negli Stati Uniti? Non è solo Beckham a crederlo.

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