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Redazione

28.11.2013 ( Aggiornata il 28.11.2013 11:12 )

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Mettere Nilton Santos in una prospettiva storica non è difficile. Il campione da poco scomparso in questo 2013 nero per la storica Selecao 1958-1962, che ha visto l'addio anche di Gilmar e di Djalma Santos, è stato il più forte laterale sinistro di tutti i tempi. Almeno dei tempi consegnati all'eternità dalle immagini televisive. Non solo per le doti tecniche, sia in fase difensiva che offensiva, ma per la capacità di essere leader emotivo in un Brasile che nei ruoli da copertina aveva quasi solo fuoriclasse. A partire da Garrincha, compagno nel Botafogo e vera e propria scoperta fatta dall'uomo definito 'Enciclopedia do Futebol'. Nilton Santos aveva potenza, atletismo, intelligenza, ma soprattutto una tecnica clamorosa nel difendere uno contro uno: mandava sempre l'avversario diretto dove voleva lui e poi gli toglieva il pallone con tackle perfetti. Classe 1925, la più grande delusione della sua vita fu l'esclusione dalla formazione titolare (pur essendo stato convocato dal c.t. Flavio Costa) nel Mondiale casalingo del 1950: chissà, magari con lui Ghiggia non avrebbe segnato il gol che fece piangere una nazione… Di certo si sarebbe rifatto con gli interessi in tarda età (in Cile aveva ormai 37 anni), entrando in tutte le classifiche all time del ruolo. Un ruolo che di fatto inventò, non solo per meriti suoi ma anche perché quel Brasile fu fra le prime squadre al mondo a giocare con la difesa a quattro. Tutti sanno le storie dei Mondiali, che si copiano di quattro anni in quattro anni dall'edizione precedente del cosiddetto 'speciale', ma per conoscere gli inizi di Nilton Santos bisogna leggere il suo 'Minha Bola, Minha Vida', autobiografia per niente autocelebrativa e anzi piena di saggezza non solo calcistica. In pratica il giovane Nilton Santos da adolescente giocava sì a calcio ma senza grandi ambizioni, in ogni caso lo faceva come attaccante. Fece il commesso in un negozio di Rio de Janeiro fino ai 20 anni, quando partì per il servizio militare. Gli ufficiali dell'Aeronautica ci misero poco a capire che quel ragazzo poteva essere più utile nella loro squadra che in caserma e così lo utilizzarono per travolgere qualunque avversario in amichevoli e tornei. Da notare che nel Brasile classista del tempo la squadra dell'Aeronautica aveva in campo quasi solo ufficiali, con il futuro Enciclopedia unico non graduato. Come spesso avviene in queste situazioni dilettantistiche, tutti volevano giocare in attacco. E così, solo per la mania di protagonismo di un capitano o di un tenente, Nilton Santos fu 'retrocesso' in difesa. Di peggio ci sarebbe stato solo essere messo in porta, ma lui la prese bene e quando due anni dopo fu ingaggiato dal Botafogo era già uno dei migliori difensori della nazione. Dopo il ritiro, avvenuto nel 1964, la sua traiettoria non è stata luminosa come in campo: qualche esperienza da allenatore in realtà modeste, un incarico da dirigente del Botafogo come vecchia gloria quasi sopportata, un'esperienza imprenditoriale finita male con una sua linea di abbigliamento, direttore di varie scuole calcio, commentatore al Mondiale 1986. Gli ultimi anni sono stati durissimi, da malato di Alzheimer in una casa di riposo. Una polmonite ha poi cancellato il corpo e lasciato solo la leggenda. Twitter @StefanoOlivari

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