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Redazione

15.11.2013 ( Aggiornata il 15.11.2013 17:18 )

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Erick Thohir è il ventesimo presidente della storia dell'Inter, la notizia è che ha voluto, anzi dovuto, metterci la faccia con almeno un anno di anticipo rispetto a quanto previsto e a quanto prospettato allo stesso Moratti fino a pochi giorni fa. Una scelta che fa chiarezza, perché non si era capito come mai il detentore, insieme ai suoi soci, del 70% delle azioni di un club dovesse essere condizionato dal detentore del rimanente 30 (anzi, un po' meno, perché c'è una cinquantina di piccoli azionisti). Per l'aumento di capitale ad essa riservato, la International Sports Capital verserà un totale di circa 100 milioni di euro, ma per risanare e rifondare l'Inter è evidente che servirà molto di più, se l'obbiettivo è quello di riportarla ai livelli di 3 anni fa. La notizia bis è il passo indietro di Massimo Moratti, che diventa presidente onorario e non entra nel consiglio di amministrazione dove siederanno cinque 'nuovi' (lo stesso Thohir, i soci Rosan Roeslani e Handy Soetedjo, i manager Thomas Shreve e Isenta Hioe) e tre morattiani (Angelomario Moratti, che rimane vicepresidente ma di fatto viene depotenziato, Rinaldo Ghelfi e Alberto Manzonetto). Mossa che non è in contraddizione con il suo pensiero, per niente segreto ma anzi messo per iscritto, di riprendersi la società se gli indonesiani non dovessero funzionare: anche se è difficile che dirigenti degni di tale nome perdano 80 milioni l'anno con una rosa da metà classifica. Volendo andare oltre l'evidenza, si può dire che il relativo passo indietro di Moratti abbia costretto Thohir ad accelerare i tempi di tutto e questo è in un certo senso un bene per l'Inter: non ci saranno anni di transizione, ma anni normali che saranno giudicati in base a successi e fallimenti. Di certo questa operazione è stranissima e quasi inedita a un simile livello: rimanere da soci di minoranza in un club dove si è comandato per 18 anni (più i 13 di Angelo Moratti) è una situazione che porterà a meccanismi psicologici paradossali. Se Thohir facesse benissimo, riportando in alto l'Inter ed evitando ricapitalizzazioni mostre ogni anno, cosa se ne farebbero i Moratti del loro 30%? Si troverebbero nell'imbarazzante situazione di mettere soldi senza contare. Se Thohir invece risanasse l'Inter come azienda, creando nuove fonti di ricavi ma 'evitando' di vincere qualcosa di importante sul piano sportivo, un pensiero al riacquisto di quel 70% (se la Saras, l'azienda di famiglia, si rimettesse ad andare bene) sarebbe fatto. Thohir, per quanto (a suo dire) interista fin da bambino, davanti a un'offerta congrua rispetto al disturbo potrebbe salutare. Di questo e di altro si è parlato nella riunione di famiglia di mercoledì, durante la quale i Moratti hanno deciso di mettersi in panchina prima che ce li mandasse il nuovo 'mister'. Come in tutte le compravendite, il venditore si crede più furbo del compratore e viceversa. E, a proposito di mercato, l'elogiatissimo (in maniera quasi sospetta) Mazzarri non avrà di certo Cristiano Ronaldo ne in questa stagione né nella prossima. Per questo gli indonesiani non stanno cercando un super-mega-iper-manager, che del resto hanno già con Shreve, ma un onesto direttore sportivo (un ossimoro, secondo qualcuno) che sappia vendere e comprare bene. Per i giornalisti occuparsi di Inter sarà meno interessante di quanto non sia stato negli ultimi 18 anni.

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