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Entro un mese tutti a porte chiuse

Redazione

08.10.2013 ( Aggiornata il 08.10.2013 11:32 )

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Milan-Udinese a porte chiuse, quindi, ma se non fermiamo la follia del politicamente corretto entro un mese tutto il calcio italiano si giocherà solo a beneficio dei telespettatori. Non che la situazione reale sia tanto diversa da questo scenario, ma insomma...  Il paradosso è che il calcio da stadio potrebbe essere salvato proprio dai vituperati ultras, se il passaparola underground di queste ultime ore (in pratica: facciamo tutti cori contro qualche altra città, così chiudono tutti gli stadi) si traducesse in qualcosa di concreto. La Figc, per venire incontro a un mondo politico lontanissimo dai propri elettori, alla già inapplicabile (nei fatti) norma Uefa contro i cori razzisti (in pratica si vanno a punire solo i recidivi, tipo la Lazio, senza una vera linea di demarcazione fra ciò che si può dire e ciò che non si può dire) ha aggiunto la grottesca discriminazione territoriale. Secondo cui andrebbe, in linea di principio, abolito il Palio di Siena perché non è che una contrada possa prendere in giro l'altra in maniera pesante. Tutto questo in un paese sempre più povero e sempre più possibile preda del razzismo, quello vero. Poco si è detto e scritto infatti del modo in cui negli stadi è stato (non) rispettato il minuto di silenzio per i morti in mare a Lampedusa. I bookmaker non accettavano più puntate sull'ipotesi del ritorno di Francesco Totti in azzurro, come argomento giornalistico, da tanto che era scontato (secondo noi fin dall'anno scorso, quando Zeman l'aveva fatto ringiovanire di 10 anni). Il direttore marketing della Nazionale, che incidentalmente ne è anche il commissario tecnico, gli ha dato ragione parlando apertamente dello scenario di un Totti convocato per Brasile 2014 se rimanesse in queste condizioni fino a maggio. L'età, il carisma e la trasversalità (è uno dei pochi calciatori italiani riconoscibili anche da nostra nonna), oltre al fatto di avere già dimostrato tutto, lo renderebbero intoccabile da parte di media che, nei confronti della Nazionale, già di solito non brillano per spirito critico. In questo senso sarebbe un'operazione intelligente, a cui Totti potrebbe aggiungere intelligenza accettando un impiego part time visto che in Brasile avrà quasi 38 anni. Il problema è che Totti per primo, pur onorato per l'ipotesi fatta da Prandelli, non sembra entusiasta di poter partecipare al suo terzo Mondiale. A 83 anni la morte è più di una ipotesi, ma dispiace lo stesso per l'addio a questo mondo di Giancarlo Cadè, malato da tempo. La visione 'grandeclub-centrica' porta a definirlo l'allenatore della 'fatal Verona', sulla panchina ovviamente dei gialloblu e non su quella del Milan di Rivera (5 a 3 il risultato), o della fine della Grande Inter di Moratti padre (sconfitta 1 a 0 a Mantova, con papera di Sarti) ma Cadé è stato in realtà molto di più: il classico allenatore bravo ma giudicato troppo 'di categoria' e con troppa poca immagine (anche per i canoni degli anni Settanta) per poter ambire a una squadra da scudetto. Eppure cinque promozioni, fra A (Mantova e Pescara) e B (Reggiana, Bologna e Ancona), tante salvezze al limite del miracoloso e un calcio figlio dei suoi tempi non gli hanno in quasi trent'anni di carriera da allenatore mai fatto nemmeno annusare i piani alti, fatta eccezione per un biennio al Torino prima del grande ciclo granata degli anni Settanta. Con una fase ascendente della carriera molto simile (al Mantova, fra l'altro), tanto per fare un esempio di segno opposto, Mondino Fabbri si vide servita la panchina della Nazionale. Non si può nemmeno dire che i motivi fossero tattici, visto che nei suoi anni migliori il suo calcio 'a uomo' era quello praticato dal 90% delle squadre e che, anzi, lui seppe anche introdurre (senza convinzione, va detto) principi della zona in realtà che la consideravano quasi come una stregoneria. E quindi? Anche il mitizzato calcio di una volta aveva i suoi allenatori fuori dal giro. Twitter @StefanoOlivari

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