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Montella contro la stabilità

Redazione

17.09.2013 ( Aggiornata il 17.09.2013 12:01 )

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1. Vincenzo Montella ha dopo Fiorentina-Cagliari posto un problema reale, che però verrà considerato la solita polemica più o meno fondata contro gli arbitri in modo da guadagnarsi crediti per le partite successive. L'allenatore viola non è tanto entrato nel merito dei fatti contestati, ma della linea generale degli arbitri per quanto riguarda ciò che esce dalla bocca dei giocatori. Insomma, ciò che può essere percepito solo a pochi metri di distanza e che sfugge anche agli osservatori più attenti. Montella l'aveva già detto una settimana fa, quindi in epoca non sospetta, durante l'incontro fra allenatori e arbitri: in serie A per quanto riguarda le provocazioni verbali circolano degli impuniti alla Totti o alla Balotelli, mentre ai meno famosi come Pizarro non viene perdonato niente. Qui non stiamo parlando di un rigore che può esserci o non esserci e di un fuorigioco dubbio, ma delle stesse frasi pronunciate da bocche diverse. La sensazione? A Montella, ancora avvelenato per la strana volata per la Champions League dell'anno scorso, la faranno in qualche modo pagare. Perché rispettando il regolamento (che prevede il rosso diretto anche per una bestemmia generica, non rivolta all'arbitro) si destabilizzerebbe il sistema. Che come tutti i sistemi pretende la 'stabilità', come se rappresentasse chissà quale valore. Certo, per chi comanda e per i suoi vassalli è un valore. 2. La ripresa del campionato ha fatto passare un po' sotto silenzio la semi-pace semi-ritrovata in Lega venerdì scorso, con la Juventus che (semplifichiamo) ha evitato lo scontro frontale con Galliani e quindi con la Infront di Sabina Began, l'advisor (ma sarebbe meglio dire intermediario, visto che le entrate televisive derivano quasi totalmente da due sole aziende, note anche al primo che passa per strada) a lui e al 'sistema' tanto caro. Il pericolo di un canale calcistico gestito direttamente dalla Lega, peraltro facilissimo da organizzare (Fox Sports è solo telecronache, è per il momento scongiurato. Insomma, anche in questo campo Berlusconi blocca tutti i giochi: con i pochi competenti riguardo al mercato dei media, come De Laurentiis e Cairo, che sull'argomento canale di Lega sono ovviamente sedati. 3. Il collaudato numero del campione che si dimezza l'ingaggio pur di approdare in certe squadre (sempre le stesse) funziona sempre. nella peggiore delle ipotesi per un titolo ad effetto. anche se pare impossibile che i dirigenti dei club considerino i loro tifosi tanto stupidi da crederci. Ma con Kakà si è entrati in una nuova dimensione, arrivando al calciatore infortunato (non sul cubo in discoteca, ma in campo lavorando per il club che lo paga) che rinuncia all'ingaggio. Forse è un esperimento di un qualche team di psicologi per verificare fino a che livello di credulità può arrivare il pubblico. Magari però anche Cairo prenderà ispirazione e chiederà a Larrondo di autosospendersi lo stipendio fino a dicembre... 4. Venti ultras interisti a picchiare uno juventino dentro lo stadio, il video che ha rubato tante ore d'ufficio al lunedì degli italiani è chiarissimo. Così come è chiara l'assenza totale dei mitici steward, arrivati a cose fatte, e l'impossibilità per la maggior parte di chi frequenta gli stadi di prendere una posizione che prescinda dal tifo. L'uno che le ha prese avrà anche provocato (ma cosa vuol dire 'provocare'? Tifare per un'altra squadra è già una provocazione?), ma i venti che le hanno date allora cosa sono? Come si fa ad ad andare a ritroso nella catena di chi ha provocato per primo per giustificare (o peggio, 'contestualizzare') un pestaggio che se fosse avvenuto in mezzo alla strada avrebbe portato i suoi autori in carcere? In altre parole: l'interista medio tende a minimizzare le porcherie commesse da interisti, lo juventino quelle degli juventini, e così via: la maglia è un pre-valore che per molti (non per tutti i tifosi, per fortuna) annulla tutto il resto. E nemmeno entriamo nello sbandierato senso dell'onore degli ultras di tutta Italia, che non dovrebbe prevedere il venti contro uno. Twitter @StefanoOlivari

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