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Redazione

22.03.2013 ( Aggiornata il 22.03.2013 12:38 )

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Pietro Mennea è stato il più forte sportivo italiano di tutti i tempi? Il dolore per la morte prematura di un uomo al quale molti di noi hanno dedicato tanto tempo e tanti sogni nulla toglie e nulla aggiunge alla grandezza di uno dei pochi campioni capaci di rubare prime pagine al calcio. Anche con imprese o polemiche normali, non necessariamente con il record del mondo in Messico nel 1979 o con l'oro di Mosca 1980. A dirla tutta, il mondo politico e mediatico legato allo sport ha sempre mal sopportato la serietà e il perfezionismo di Mennea, al punto che per lui le strade da dirigente nella sua atletica sono sempre state sbarrate. Nonostante le quattro lauree, la competenza e la possibilità di trasmettere qualcosa: difficile che Bolt possa spiegarti come si diventa Bolt, Bolt bisogna nascere, più utile sarebbe stato avere un Mennea a diffondere la cultura del lavoro non con parole retoriche ma con il suo esempio concreto. Ma la classe dirigente delle varie federazioni e del CONI in generale ha criteri di selezione misteriosi, sembra quasi che avere dimostrato qualcosa sul campo sia una colpa. E così nel dopo-atletica, iniziato in seguito al terzo e definitivo ritiro a pochi giorni dai Giochi di Seul 1988 (quinta Olimpiade), il suo impegno è andato in mille direzioni, dalla politica al calcio passando per l'università e l'impegno sociale, ma mai è stato utilizzato per la sua disciplina adorata. Emarginato, Mennea, ma non dimenticato. Un po' lo stesso destino del suo più grande rivale: non Borzov, Quarrie o Wellls, ma Livio Berruti. L'eroe dei 200 dei Giochi di Roma 1960 non poteva essere più diverso da Mennea: Berruti era l'atletica dilettantistica come spirito (anche se non come impegno), l'atletica ben rappresentata da 'Momenti di gloria', mentre lui era il professionismo e il perfezionismo applicati a mondi che non a caso lo consideravano un alieno. Berruti e Mennea erano fatti per non amarsi e infatti non si sono mai amati: da persone serie non hanno (quasi) mai finto e va detto che l'astio era più di Mennea verso Berruti (clamoroso quando Mennea e i suoi parenti aggredirono Berruti a causa di un'intervista) che nella direzione opposta. La grandezza di Mennea è stata alla fine questa, al di là dei risultati: essere un grandissimo personaggio, trasversale e seguito anche da chi non sapeva niente di atletica. Quanto al valore assoluto nella storia dello sport italiano, qui i concorrenti non sono Berruti ma campioni che hanno dominato a livello mondiale il loro sport per un decennio: i Coppi, i Tomba, i Valentino Rossi, i Meazza, i Nadi, gli Abbagnale. Mennea è stato vicino a queste vette, ma non le ha toccate. Questo non toglie che sia stato un mito già da vivo, entrando nell'immaginario popolare come solo i fenomeni sanno fare.

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