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Redazione

30.01.2013 ( Aggiornata il 30.01.2013 09:33 )

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Mario Balotelli non insulterà più i compagni di squadra, non starà più in discoteca fino all'alba, non brucerà più asciugamani in casa. Il ritorno in Italia, oltretutto in una società come il Milan che del recente passato ha conservato almeno un certo controllo sui media, è la vera svolta della carriera di quello che (siamo un disco rotto, ma lo abbiamo scritto sul Guerino anche nei momenti peggiori della vita dell'attaccante bresciano) ha tutto per diventare il più forte calciatore italiano di ogni tempo e per essere apprezzato al di là delle bandiere. Cosa è successo fra il 'mela marcia' di Berlusconi e l'addio al Manchester City e a un Mancini che adesso potrà-dovrà concentrarsi sul difendere sé stesso? Tre cose. La prima è che dopo il fallimento in Champions League il City si è un po' ripreso in campionato, senza bisogno del suo apporto. La seconda è che il suo procuratore Mino Raiola ha messo in scena un copione già collaudato con Ibrahimovic ai tempi dell'Ajax, per forzare la mano al club cedente. Non che Balotelli abbia combinato nell'ultimo mese cose peggiori del solito, ma si era tirato così palesemente fuori dall'ambiente che reinserirlo sarebbe stato impossibile per Mancini o per chiunque altro a meno di non mettersi contro il resto della squadra. La terza è che siamo in piena campagna elettorale e Balotelli non è solo un grande calciatore, ma anche uno dei pochi personaggi italiani conosciuti anche da chi non sa niente di calcio: non proprio Baggio o Totti, ma la strada è quella. Il suo ingaggio ha quindi un valore tecnico immenso, in prospettiva (non può giocare in Champions e in campionato la Juventus è troppo lontana), ma nel presente è soprattuttutto immagine. Così questi 20 milioni di euro, per quanto a rate (cinque, l'ultima nel 2017), potrebbero paradossalmente ma non troppo essere considerati una spesa elettorale. Sorvoliamo sull'ingaggio, che sarebbe passato da quasi 6 a circa 4 milioni netti a stagione. La solita barzelletta dell'autoriduzione, visto che notoriamente tutti si riducono l'ingaggio cambiando squadra o azienda (soprattutto quelli che hanno mercato...), propinata da chi pensa che la gente sia stupida. Ma più dei soldi ci interessa Balotelli, che chiude i suoi due anni e mezzo in Premier League con grandi successi e una dimensione internazionale che al Milan non potrà che far piacere. Tatticamente Allegri e l'anno prossimo il suo successore non avranno grandi problemi: all'occorrenza Balotelli ha dimostrato, quando è tirato a lucido, di poter essere tutto: prima punta, attaccante di movimento, rifinitore, esterno di centrocampo. Integrarsi con giocatori in evoluzione come El Shaarawy, Bojan e Niang, ma anche con gente dalle caratteristiche più definite come Pazzini e Robinho sarà di sicuro l'ultimo dei problemi. Adesso tocca a lui: da una parte c'è la via Cassano (grande talento, ma...), dall'altra il girone dei Messi. Siamo sicuri che non rimarrà a metà, non sarebbe da Balotelli. Così come siamo sicuro che le 'lezioni di vita', con maestri che vanno da Prandelli all'ultimo corrotto uomo di calcio, diminuiranno drasticamente e che ci sarà una corsa a sminuire il suo valore (pensiamo a Moratti e Branca) da parte di chi l'ha sempre giudicato secondo i parametri del 'giovane'. Twitter @StefanoOlivari

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