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I diluiti di Nicchi e Braschi

Redazione

06.11.2012 ( Aggiornata il 06.11.2012 10:22 )

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Adesso i cattivi sono Marcello Nicchi e Stefano Braschi, rispettivamente presidente dell'Associazione Italiana Arbitri e designatore degli arbitri della serie A. Peccato che chi si lamenta di loro, da Moratti a Pulvirenti, non metta in dubbio la buona fede loro e dei loro sottoposti, ma se la prenda con singoli errori e singole designazioni. Ma scusate, se in questo meraviglioso mondo del calcio italiano sono tutti in buona fede di cosa stiamo a discutere? C'è una logica che sfugge, o che magari è anche troppo chiara: nel post Calciopoli non esiste, nemmeno secondo il più dietrologo degli addetti ai lavori, un sistema di premi e punizioni per chi fa le cose 'giuste' o 'sbagliate' come avveniva in piena era Moggi, ma sono rimasti però gli errori che condizionano i campionati. Non più pesanti di quelli di allenatori, portieri o attaccanti, ma più facili da discutere al bar. Con una conclusione sempre curiosa, nella sua ottusità: gli arbitri di prima erano meglio, come le canzoni di Sanremo e le ragazze di Miss Italia. Da cinquant'anni si ascoltano queste litanie sul passato, ma in questa stagione sono più ingiustificate che mai nonostante gli errori che si continuano a vedere e che se si ritengono in buona fede non vale nemmeno la pena di discutere (altra cosa se non la si pensa così: il recente passato sta a dimostrarlo). Peccato che non si tenga conto della madre e e del padre di tutti i problemi attuali: gli arbitri di porta. Non perché vedano male o perché spesso condizionano il giudizio dell'arbitro centrale al di là delle loro competenze, ma proprio perché esistono. In buona sostanza, due arbitri di porta che siano arbitri veri e un quarto uomo che non sia un semplice controllore di tacchetti e di allenatori esagitati significano che la qualità si deve necessariamente diluire e che quindi anche nelle partite più importanti qualcuno che non è all'altezza si vede sempre. A volte è l'arbitro centrale, come nel caso di Tagliavento (lo era sabato in Juve-Inter, lo era nel Milan-Juve del gol-non gol di Muntari), più spesso è in altre posizioni, ma di sicuro non ci si può lamentare. Dalla sera alla mattina c'è stata in pratica la necessità di raddoppiare l'impiego degli arbitri, cosa che non è ovviamente coincisa con il raddoppio del loro numero. Il risultato è che riposano pochissimo, cosa magari anche giusta visto che sono tutti professionisti, che in tempi brevi possono ricapitare sul luogo del 'delitto' e soprattutto che non possono essere puniti nemmeno dai loro capi perché i sostituti semplicemente non esistono. E quindi? E' arrivato il momento di una vera svolta nelle selezione e nella formazione arbitrale, prendendo ex calciatori professionisti (quindi più bravi a valutare l'importanza di un contatto) e dando loro un post-carriera sempre sotto la luce dei riflettori. Magari fare l'arbitro di porta non interesserà a Vieri o Cannavaro, ma un ex giocatore di C centomila euro l'anno (come minimo) non li butterebbe via.

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