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Sei mesi senza Preziosi

Redazione

26.07.2012 ( Aggiornata il 26.07.2012 09:50 )

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Solo in Italia uno come Enrico Preziosi potrebbe essere ancora preso sul serio come dirigente calcistico, dopo una condanna per frode sportiva confermata in Cassazione e altre prodezze come quelle che costarono sette anni fa la retrocessione in serie C del Genoa. La buona notizia per i tifosi rossoblu è che Preziosi sembra sempre meno interessato al Genoa, ormai misto fra un porto di mare e un festival degli sconosciuti, come la vicenda Destro ha confermato in modo clamoroso. Con il presidente rossoblu impegnato a tempo pieno nel piazzare quello che nel triste calcio italiano è diventato l'uomo mercato, forte dei rapporti storici con Berlusconi e Moratti che gli sono serviti per venderlo senza svenderlo alla Roma. Che dal canto suo ha portato a termine un'operazione tecnicamente e finanziariamente inspiegabile, alla luce delle cifre della cessione di Borini. Ma dicevamo di Preziosi, che vediamo spesso in tivù nel solito ristorante dove i giornalisti godono del prezzo amico e che per i prossimi sei mesi non potrà accedere a luoghi dove si svolgono competizioni sportive. E' infatti questa una delle pene accessorie messe in esecuzione dalla Procura generale di Genova dopo che la Cassazione ha rigettato il ricorso contro la sentenza d'appello che aveva confermato 4 mesi (pena condonata) per frode sportiva (il famoso Genoa-Venezia). La crisi del calcio italiano non è tecnica, come nel suo piccolo anche la Nazionale ha dimostrato, ma finanziaria e soprattutto dirigenziale. Il problema non sono le condanne penali e sportive, ma l'assenza assoluta di un'idea di calcio che vada al di là della compravendita di giocatori. Seriamente, quale sarebbe il progetto Preziosi?

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