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Redazione

20.07.2012 ( Aggiornata il 20.07.2012 15:52 )

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Fino a pochi giorni fa c'erano giornali che come titolo di apertura avevano 'Cristiano Ronaldo al Milan' (davvero!), ma in fondo se si poteva credere al fantomatico 'piano di marketing' in 18 pagine di Barbara Berlusconi (quello che secondo alcuni avrebbe bloccato la cessione di Thiago Silva) perché non sognare con il più forte, o giù di lì, calciatore del mondo? La realtà finanziaria di Milan e Inter è cambiata in pochi mesi in maniera radicale e non certo perché i bilanci di Milan e Inter siano in rosso profondo: è così da quando Berlusconi e Moratti hanno preso il timone, Galliani e i mille amministratori interisti hanno di fatto sempre avuto budget no limits come i vituperati sceicchi di oggi. Delle Sette Sorelle di fine anni Novanta, quelle che tenevano a galla con le loro follie il calcio italiano ed europeo immettendo nel sistema soldi veri (magari ottenuti in modo finto, vedi Tanzi, ma dal punto di vista solo calcistico verissimi), è rimasta adesso a quel livello soltanto la Juventus. Che (lo dicono i bilanci) non ha risultati finanziari migliori delle concorrenti, nonostante lo stadio di proprietà e tutto il resto, ma semplicemente ha comprato nel recente passato giocatori migliori. Di sicuro, nonostante la crisi della Fiat, gli Agnelli come azionisti hanno un potenziale e una voglia di spesa che per motivi diversi Berlusconi e Moratti non hanno più. Il primo è schiacciato fra scadenze elettorali, rimborso a De Benedetti (oltre 550 milioni di euro), crollo della pubblcità Mediaset (con il titolo che in Borsa vale un quinto rispetto a due anni fa), vicende giudiziarie varie ed eventuali. Il secondo, che è proprietario dell'Inter a titolo personale (non in rappresentanza dell'azienda di famiglia), non incassa dividendi dalla Saras ormai da tre anni. Il che non significa che sia diventato povero, ma che per essere il Moratti anche solo del 2009 dovrebbe iniziare ad intaccare il patrimonio personale propriamente detto in maniera non dissimile da quanto fece Franco Sensi per la Roma. E' disposto a farlo? La sola ipotesi di utilizzare Jonathan come esterno d'attacco è già una risposta. In sintesi: le aziende che pompavano liquidità vanno male e il calcio da formidabile veicolo di comunicazione utile anche per abbattere gli utili si è trasformato in una zavorra. Sul fronte della spesa, in attesa che la società si autofinanzi sul serio, per il momento resistono solo gli Agnelli e non si sa fino a quando (fino a quando esisterà la Fiat, probabilmente, quindi non molto). L'aspetto grottesco della questione è che le lezioni di fair play finanziario arrivino da gente che fino a pochi anni fa comprava palloni d'Oro per metterli in tribuna. Conclusione: inutile dare colpe a Michel Platini, per un regolamento che peraltro fa acqua da tutte le parti, o ai costi del calcio 2012 (visto che si è sempre operato in perdita), quando il vero problema è la crisi personale degli azionisti di maggioranza. Twitter @StefanoOlivari

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