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Mudingayi e la rifondazione dei trentenni

Redazione

19.07.2012 ( Aggiornata il 19.07.2012 11:01 )

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Il bollettino della sconfitta oggi ha come protagonista l'Inter, che festeggia l'ingaggio di Mudingayi. Che all'ultimo conteggio risulta avere 30 anni compiuti (come Palacio) e che ovviamente non è stato acquistato ma preso in prestito per 750mila euro dal Bologna. Non si possono fare elucubrazioni sull'Inter parlando di una riserva, ma è proprio perché il belga-congolese sarà una riserva che vengono in mente tutti gli articoli sulla Next Gen Series, la Champions dei giovani, eccetera, che evidentemente altro non erano che un preparare il terreno all'operazione Stramaccioni (con questo calciomercato Villas Boas si sarebbe dimesso dopo due settimane, al di là del fatto che con lui gli anziani argentini avrebbero avuto vita cortissima). E i giovani da lanciare? Solo per il centrocampo, nel giro dell'ultima Primavera vengono in mente ragazzi con caratteristiche molto diverse fra di loro: Benassi, Candido, Romanò, Pasa, oltre ai più famosi Crisetig (fra l'altro l'ideale per giocare davanti alla difesa) e Bessa. Insomma, gente che magari non sfonderà in serie A ma che in panchina ci potrebbe anche stare. Poi tocca leggere articolesse sul fair play finanziario quando per quasi vent'anni Moratti e altri presidenti hanno fatto gli sceicchi né più né meno di un Al Thani qualunque. O davvero pensavamo che giocatori argentini o francesi di fama mondiale da piccoli sognassero di giocare nel Parma o nella stessa Inter? La zavorra dei bilanci non è quella dell'Ibrahimovic della situazione, che peraltro il calcio italiano non ha più (e l'Inter sta anche accompagnando alla porta i suoi due giocatori di maggiore qualità, Maicon e Sneijder), ma quella di una classe media che non sposta niente. Il fatto che il monte ingaggi sia sceso da 190 milioni del 2010-11 ai 170 dell'ultima stagione e che possa ulteriormente scendere (è semplice: basta prendere giocatori peggiori) non significa niente. Il fair play finanziario, al di là dei trucchi per aggirarlo, parla di gestione operativa. Se un club spende meno, è probabile che vinca meno e sicuro che incassi meno. Alla fine i conti rischiano comunque di non tornare, a meno che le televisioni abbiano l'anello al naso e continuino a pagare i diritti allo stesso livello di qualche anno fa. Twitter @StefanoOlivari

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