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A lezione da Del Bosque

Redazione

19.06.2012 ( Aggiornata il 19.06.2012 10:44 )

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Spagna e Croazia ci hanno dato una lezione di onestà, per niente scontata nel calcio italiano e internazionale. Con il paradosso che il risultato 'biscottato' sarebbe potuto tranquillamente arrivare da una partita tanto pulita quanto dura (per le caviglie degli spagnoli) e cattiva: quando all'ultimo minuto di recupero si è visto il portiere croato Pletikosa portarsi in area spagnola c'erano tutte le premesse per l'uno a uno caccia-Italia, ma un fallo di confusione fischiato da Stark ha poi sistemato le cose. Il resto ce l'hanno messo gli azzurri di Prandelli, con la peggiore delle loro tre prestazioni europee. Figlia anche di un passo indietro tattico, cioè il l'abbandono della difesa a tre e di De Rossi 'libero' di costruzione. Magari l'infortunio di Chiellini indurrà Prandelli a un ri-ripensamento, certo è che un centrocampo con quattro centrocampisti più o meno centrali (anche se Thiago Motta era più avanzato degli altri) ha fatto male a tutti e quattro i suoi componenti: addirittura anche a Pirlo, mai visto in questa stagione così dimesso anche se sempre eccezionale come kicker (suoi i calci d'angolo dei gol di Cassano e Balotelli). Così un Di Natale voglioso e un Cassano ispirato non sono stati supportati nel modo giusto, ma complice la pochezza dell'Irlanda Buffon non ha mai corso pericoli (una sola parata importante, su punizione di Andrews) e i gol sono arrivati da episodi figli più della classe dei singoli, Pirlo più i marcatori, che di una manovra convincente come quella dei primi tempi contro Spagna e Croazia. Tutto è bene quel che finisce bene, ma non essere riusciti a battere 3 a 0 questa squadra (risultato che avrebbe reso inutile l'eventuale uno a uno croato) senz'altre motivazioni che la propria serietà, ed anzi avere terminato fisicamente sulle ginocchia, non è un grande segnale per il quarto di finale di domenica sera. Certo è che l'Italia di Prandelli ha fatto il suo, superando il girone come seconda: da adesso in poi tutto quello che verrà in positivo sarà mediticamente un'impresa, mentre un'eliminazione immediata ci darebbe solo l'appiglio per qualche temino sul livello medio del calcio italiano. E adesso considerazioni sparse a metà, si spera, della nostra avventura europea. 1. Nel mondo in cui il 90% delle difese è a 4, giocare a 3 crea un vantaggio a centrocampo che sarebbe sbagliato sottovalutare nel nome di una presunta prudenza. La chiave sta tutta negli esterni Maggio (Abate) e Giaccherini (Balzaretti): sono di livello adeguato? Non è una domanda retorica. Un asse Buffon-De Rossi-Pirlo-Balotelli sarebbe da vittoria finale, almeno nel libro dei sogni, l'assetto triste visto contro l'Irlanda continuerà a generare per l'eternità poche occasioni, come media gol Prandelli è il peggiore c.t. azzurro da Pozzo ai giorni nostri, con tanta sofferenza. 2. Mario Balotelli ha 22 anni e può diventare, a seconda delle varie sliding doors che la vita propone, il più grande calciatore italiano della storia o l'ennesimo incompiuto (alla Cassano, verrebbe da dire) per colpe imputabili più a se stesso che al sistema cattivo. Ha davanti un'occasione irripetibile, un grande palcoscenico senza essere ancora una stella che tutti aspettano al varco. Non è vero che i compagni gli vogliono male, come prova l'intelligente mano sulla bocca che gli ha messo Bonucci dopo il gol, anche perché i calciatori meglio di giornalisti e tifosi si rendono conto di chi può fare la differenza in campo. Prandelli, ossessionato dall'avere buona stampa, potrebbe avere come a Poznan la tentazione del compitino, ma arrivato a questo punto tanto vale rischiare. Meglio con Di Natale che con Cassano, che non salta più l'uomo da anni. 3. Il c.t., da giocatore ottimo gregario, sa benissimo che la differenza la fanno i campioni. Il centrocampo di pari grado è inutile e dannoso, tanto la luce la deve accendere sempre Pirlo. Meglio affiancargli a sinistra Marchisio (uno dei pochi a non crollare nei finali, fra l'altro) e a destra un discreto atleta come Montolivo invece di un Thiago Motta che ha senso solo come vice-Pirlo. 4. Sei giorni sono utilissimi per recuperare, ma dal punto di vista ambientale sono pericolosissimi: la Nazionale è figlia di tutti, ma soprattutto di nessuno, sugli azzurri si scrivono spesso cose che sulla squadra del paesello sono proibite. Contenuta in qualche modo Scommessopoli, c'è quasi da augurarsi un caso Cassano-gay al giorno per togliere pressione sulle scelte importanti. 5. Non tutti pensano che due feriti siano meglio di un morto, almeno nel calcio. Buffon aveva espresso con schiettezza il pensiero di una grossa parte dei cosiddetti 'uomini di calcio', peraltro parlando di argomenti extra-Europeo, Del Bosque (che a un certo punto, quando sullo zero a zero la Croazia ha spaventato Casillas, ha rischiato di essere eliminato) e altri, pensiamo anche Prandelli che ha voluto stare fuori dall'operazione 'mani avanti' sul biscotto (gettiamo la maschera: noi eravamo convinti del 2-2), hanno un'idea diversa dello sport. Bravi Del Bosque e Prandelli, cattivi noi che siamo così abituati ai retroscena da non vedere cosa ci accade davanti. Stefano Olivari, 19 giugno 2012

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