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Balotelli contro il biscotto

Redazione

12.06.2012 ( Aggiornata il 12.06.2012 10:53 )

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E' un Europeo abbastanza modesto nei contenuti sportivi, forse il peggiore di sempre in relazione a quanto si vede durante la stagione a livello di grandi club. Dopo il primo giro di partite (in particolare tristissima, in rapporto alle attese, Francia-Inghilterra) la sensazione è questa, senza colpa di nessuno se non del fatto che siamo così abituati a osservare i campioni tutti insieme che vederli sparpagliati e isolati nelle varie squadre lascia una senzazione strana. Fa eccezione la Spagna, quella di domenica per nove undicesimi era Real-Barcellona, ma vedere Cristiano Ronaldo o Lahm fuori dal loro contesto abituale è un po' triste. Non c'è insomma più niente da scoprire nelle grandi manifestazioni, come avveniva non nella preistoria ma anche solo una ventina di anni fa, visto che anche il calcio giovanile è a disposizione televisiva di tutti. La prova di questa mancanza di interesse è che i media, non solo italiani, si riducono ad analizzare tutto in chiave di calciomercato, dalla prestazione di Lewandowski a un'espressione sul volto di Ibrahimovic,. Ci salva un po' il nazionalismo, non quello che porta alle guerre ma quello che ci fa sentire tutti più bravi di Prandelli o di chiunque viva nel calcio da quarant'anni. Per questo ri-parliamo di Italia prima della partita decisiva con la Croazia. Decisiva perché in caso di mancata vittoria è praticamente sicuro il 'meglio due feriti di un morto' fra la Spagna e la stessa Croazia all'ultima giornata in caso di vittoria degli uomini di Del Bosque con l'Irlanda. In questo scenario non occorrono calcoli complicati per capire come l'Italia potrebbe essere fatta fuori: basta un 2 a 2, come fecero le simpatiche Svezia e Danimarca nel 2004 con un memorabile 'biscotto'. In altre parole con la Croazia bisogna vincere, anche perché si giocherà prima di Spagna-Irlanda. Per questo il dibattito Balotelli sì-Balotelli no ha poco senso, come se in panchina avessimo scalpitanti il Paolo Rossi del 1982 o lo Schillaci del 1990. Oltre a Buffon, De Rossi e Pirlo, Balotelli è l'unico italiano che sia qualcosa di simile a un campione e non ha senso toglierlo da una partita che per Prandelli può essere quella della vita (azzurra). Per Di Natale, che con l'Italia (non con l'Udinese, che invece gioca per lui) è arma letale solo quando entra con le squadre allungate? Per il bravo ma eterno giovane Giovinco, non certo più esperto di Balotelli a livello internazionale? E poi Giovinco non potrebbe stare in coppia con Cassano, contro una squadra fisica come la Croazia... Se Prandelli ci crede davvero, al limite ha più senso Borini, veloce ma non leggero e dotato di senso del gol. Di sicuro su Balotelli, complice il fatto che non appartenga ad alcun grande club italiano, sta avvenendo un tiro al bersaglio che ad altri suoi mediocri compagni di Nazionale è risparmiato. Lo si capisce da tanti piccoli particolari, come la sottolineatura del fatto che a Cracovia sia uscito con una imprecisata 'nuova amica' mentre i virtuosi e seri compagni con mogli e fidanzate. Trovata quindi la soluzione per vincere: basta sposarsi! Eppure Balotelli è il giocatore che può farci volare, così come del resto essere espulso al primo minuto. Quattro anni fa Donadoni rischiò tutta la sua credibilità su un Cassano all'epoca giudicato non giudicato dai media diversamente dal Balotelli di oggi (il matrimonio, il Milan, la malattia e la santificazione, così come il declino, dovevano ancora arrivare), venendo ripagato solo in minima parte. Il quarto con la Spagna futura campione di tutto, poi perso ai rigori, fu giocato intelligentemente ma senza guizzi sia da Cassano che dall'Italia: in questo senso molto meglio gli azzurri di Danzica. Adesso Prandelli può anche non rischiare e puntare sui nani da contropiede, ma con lo scenario di dover affidare poi ad altri il nostro destino. Non è una bella cosa, in un mondo dove la disonestà non un'esclusiva italiana. Stefano Olivari, 12 giugno 2012

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