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Ronaldo non ha l’esperienza di Petrucci

Redazione

22.03.2012 ( Aggiornata il 22.03.2012 09:38 )

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Quando i Ronaldo, ma anche semplicemente gli Albertini, da campioni rispettati da tutti vogliono trasformarsi in dirigenti allora scatta nei media ma soprattutto nei vecchi dirigenti il solito riflesso: dirigere non è come giocare, per gestire ci vuole esperienza, occorre una visione globale dei problemi, eccetera. E il bello, o il brutto, è che gli stessi concetti vengono ribaditi da chi un editoriale sì e uno anche sostiene che allo sport occorrano facce nuove. Stando ai giornali, ad esempio, sembra che l'Italia intera sia preoccupata per il futuro del 67enne Gianni Petrucci, presidente del CONI che per statuto non si potrà ricandidare e che quindi si sta, come dire, guardando intorno. In attesa di capire se avrà uno spazio nella politica che conta, con quale partito non importa (adesso siamo tutti tecnici, no?), con qualche intervista mirata ha delegittimato come presidente della Federbasket nientemeno che Dino Meneghin, che fra le altre cose era sempre stato un suo protetto, con il chiaro intento di tenersi calda quella poltrona nel caso in altri settori le cose dovessero andare male. Ci sono venuti in mente i Petrucci, i Carraro, i Pescante, gli Abete, i Malagò (archetipo del candidato a tutto senza un perché diverso dalle pubbliche relazioni) e tutti quei nomi che a turno appaiono in pesantissime interviste a sdottorare sui pericoli che corre lo sport italiano (che fra l'altro hanno gestito loro per decenni), quando abbiamo letto le reazioni all'autocandidatura di Ronaldo come presidente della federazione brasiliana (CBF) al posto del dimissionario Ricardo Teixeira. L'ex Fenomeno, privo di titoli di studio ma non certo di intelligenza, con i soldi guadagnati nel pallone ha creato attività imprenditoriali in vari campi (immobiliare, alimentare, comunicazioni, anche calcio attraverso un'agenzia che traffica in cartellini) e si è avvicinato alla politica sportiva con la sua presenza nel comitato organizzatore del Mondiale 2014. Subito gli si sono scatenati contro non solo i vecchi dirigenti del calcio brasiliano, sia quelli nemici di Teixeira che quelli a lui legati (peraltro anche Ronaldo è sempre stato dalla sua parte), cosa comprensibile visto che a questo mondo ognuno fa i propri interessi, ma anche la quasi totalità degli ex giocatori diventati oggi commentatori: da Tostao a Falcao, passando per tanti altri (solo Zico si è detto moderatamente favorevole a un governo Ronaldo), tutti a tirare fuori la storia dell'esperienza e del conflitto di interessi. Alla fine l'ex campione dotato di cervello fa sempre paura e destabilizza, è più rassicurante vederlo come nominato dall'alto (è stato il caso proprio di Meneghin) o direttamente confinato a Ballando con le Stelle (e non ci riferiamo a Vieri). Mai fidarsi del voto popolare, lasciate lavorare i tecnici. Twitter @StefanoOlivari

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