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Viareggio Cup, la lezione di Juve e Roma

Redazione

22.02.2012 ( Aggiornata il 22.02.2012 13:52 )

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L'evidenza del dato statistico (sesto successo della Juventus negli ultimi dieci anni), rischia di far passare in secondo piano la bella lezione che viene dalla finale dell'ultima Viareggio Cup. Mai come in questo caso vincitori e vinti sono stati accomunati dal giudizio unanime della critica. «Finalmente due squadre che hanno giocato per vincere. E non per "non perdere"» si è sentito dire allo Stadio dei Pini. Verissimo. Sottile distinzione che cambia la sostanza. Ritmo forsennato, gesti tecnici di qualità straordinaria, cattiveria agonistica mai sfociata in gioco violento, pochissimi palloni spediti in tribuna o buttati avanti a casaccio. Il tutto a dispetto di un campo di patate indegno di una manifestazione di tale livello. Juventus e Roma hanno detto che si può. Si può pensare a un calcio italiano risanato e ricreato partendo dal vivaio. Anche a dispetto di qualche concessione di troppo che ancora viene fatta al mercanteggiare esterofilo. Vedi cioè Liviero (terzino sinistro della Juventus) e ti chiedi cos'abbia in meno del sarkosiano Nego, omologo romanista. Oppure applaudi il borgataro Verre (94), impeccabile metronomo giallorosso, e non puoi non avere il sospetto che il bianconero Appelt sia stato sopravvalutato, fosse solo che per il passaporto brasiliano. Apprezzi il preciso Rubin (centrale bianconero) e minimizzi sul fatto che il suo compagno di reparto Gouano possa diventare il nuovo Thuram. In realtà, l'argenteria buona, l'abbiamo già in casa. Perché in Beltrame rivedi il primo Del Piero. Perché in De Silvestro o in Spinazzola, quando scivolano via palla al piede, immagini l'acerbo Laudrup. Perché Padovan già lo chiamano "Bobone". Perché Viviani studia da De Rossi. Perché Verre, poco che cresca, ha la stoffa pregiata di un Falcao. Perché in Piscitella che mette il turbo riecheggiano le entusiasmanti serpentine di Bruno Conti. Juventus e Roma hanno detto che si può. Si può regalare spettacolo senza buttare milioni dalla finestra. Purché si cambi mentalità e si creda in un certo tipo di lavoro. In un calcio che crea prima ancora di distruggere. In un calcio che allena (i giocatori) ed educa (il pubblico). Un calcio dove il mister (De Rossi), dopo che un proprio giocatore è stato espulso (Ciciretti, nei quarti, per una stupida reazione), entra nello spogliatoio e dice agli altri: «Adesso dovete giocare anche per il vostro compagno. Perché solo vedendovi raddoppiare le energie capirà l'enorme cazzata che ha fatto». Ecco, un calcio dove finalmente si capisca che non tutto è permesso. Gianluca Grassi SEMIFINALI Juventus-Parma 1-0 40' st Spinazzola Fiorentina-Roma 1-1, 4-6 dopo i rigori 1' pt Zohore (F); 4' st Romagnoli (R) FINALE Juventus-Roma 2-1 6' pt Beltrame (J), 23' Padovan (J); 13' st Piscitella (R) ALBO D'ORO 1949 - Milan - 1950 Sampdoria - 1951 Partizan - 1952 Milan - 1953 Milan - 1954 Vicenza - 1955 Vicenza - 1956 Sparta Praga - 1957 Milan - 1958 Sampdoria - 1959 Milan - 1960 Milan - 1961 Juventus - 1962 Inter - 1963 Sampdoria - 1964 Dukla Praga - 1965 Genoa - 1966 Fiorentina - 1967 Bologna - 1968 Dukla Praga - 1969 Atalanta - 1970 Dukla Praga - 1971 Inter - 1972 Dukla Praga - 1973 Fiorentina - 1974 Fiorentina - 1975 Napoli - 1976 Dukla Praga - 1977 Sampdoria - 1978 Fiorentina - 1979 Fiorentina - 1980 Dukla Praga - 1981 Roma - 1982 Fiorentina - 1983 Roma - 1984 Torino - 1985 Torino - 1986 Inter - 1987 Torino - 1988 Fiorentina - 1989 Torino - 1990 Cesena - 1991 Roma - 1992 Fiorentina - 1993 Atalanta - 1994 Juventus - 1995 Torino - 1996 Brescia - 1997 Bari - 1998 Torino - 1999 Milan - 2000 Empoli - 2001 Milan - 2002 Inter - 2003 Juventus - 2004 Juventus - 2005 Juventus - 2006 Juventud - 2007 Genoa - 2008 Inter - 2009 Juventus - 2010 Juventus - 2011 Inter - 2012 Juventus

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