Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

Redazione

20.02.2012 ( Aggiornata il 20.02.2012 11:13 )

  • Link copiato

Andrea Pirlo è un fenomeno, siamo tutti d'accordo. Ma ci sono voluti almeno trentatré anni, la sua età, perché tutta l'Italia se ne convincesse. Per carità: gli estimatori non gli sono mai mancati, ma il consenso totale e incondizionato è arrivato solamente oggi. Al riguardo, mi ha colpito un sondaggio effettuato giorni da da corsport.it: tre quarti degli utenti individuavano in lui e non in Buffon il segreto della Juve di Conte. Hai detto niente. Andrea, uno dei più grandi fuoriclasse nella storia del calcio italiano, ha dovuto combattere contro numerosi pregiudizi. Ai tempi dell'Inter, quando Gigi Simoni lo paragonò subito a Rivera, dovette scontare l'età e i paragoni pesanti. Al punto da essere dirottato alla Reggina dopo una sola stagione a Milano. Nemmeno un grande campionato a Reggio Calabria gli bastò per conquistare la fiducia dei nerazzurri e così fu (ri)spedito a Brescia, dove Mazzone lo inventò per la prima volta regista davanti alla difesa. Fu la svolta, proseguita al Milan con Ancelotti. Il miglior Diavolo degli ultimi dieci anni è coinciso proprio con i momenti magici di Pirlo. Ma anche questo non è bastato. E così, con quel suo sguardo quasi assente che lo ha fatto ritenere uno poco incisivo, in estate il silenzioso abbandono da parte di Allegri, che gli ha preferito Van Bommel per ragioni tattiche. Andrea è ripartito dalla Juve e ha trasformato un gruppo di giocatori in una squadra, dettando tempi, gioco e geometrie. Più che un playmaker, a me ricorda la figura del quarterback, che prima arretra e poi compie il lancio millimetrico sui piedi del compagno. Fatto sta che ancora prima del gol su punizione contro il Catania, Pirlo aveva già segnato l'intera stagione bianconera. Un po' come aveva fatto nell'Italia mondiale di Lippi, anche allora meno pubblicizzato di altri azzurri. Ricordo un collega argentino che proprio durante i Mondiali in Germania mi chiedeva stupito come mai noi italiani non capissimo sino in fondo il talento immenso di questo giocatore. Difficile spiegarglielo. Come a quel mio collega del Guerino (non c'è più) che lo riteneva un solenne bluff. Perdonalo, Andrea. La prima intervista che gli feci, eravamo ai primi tempi dell'Inter, gli dedicai questo titolo: Facile caPirlo. Purtroppo ci sono voluti molti anni.

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi