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Redazione

25.01.2012 ( Aggiornata il 25.01.2012 20:19 )

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Ultimo anno per Benetton nel basket di vertice, Claudio Toti lascerà Roma dopo anni di spese enormi e risultati modesti, il Montepaschi a causa delle note vicende non potrà mantenere inalterato il budget della squadra che da quasi sei stagioni domina in Italia e si fa onore in Europa, Armani chissà ancora per quanto tempo accetterà l'attuale andazzo. La situazione della nostra pallacanestro è solo un indicatore di quello che è un vero e proprio crollo delle sponsorizzazioni sportive. Con una tendenza al peggioramento che non è solo contabilità ma, per quasi tutte le discipline, non solo in Italia, la differenza fra la vita e la morte. Dal recente studio di StageUp e di Ipsos emerge che dal 2009 al 2011 le sponsorizzazioni sportive hanno subito una flessione del 25,4 %. 291 milioni di euro che mancano all'appello, mentre in campo ne sono rimasti 856 che promettono di diventare molti meno. Ufficialmente i motivi di questo crollo sono ascrivibili alla situazione economica, che sta distruggendo le aziende vere. Le quali non investono più in comunicazione, ma soprattutto non hanno più 'nero' da giocarsi in vari settori fra i quali la squadra-giocattolino del patron. Un discorso generale, ovvio, come generale è la crisi. Che forse sarà salutare per riflettere sullo scollamento fra certe realtà agonistiche e l'interesse del pubblico. Se è scontato che lo sponsor sia vitale nel ciclismo, dove il pubblico non paga biglietti e la pay-tv sta alla larga, non si può dire la stessa cosa per pallavolo, rugby, pallanuoto, eccetera. In altre parole negli ultimi decenni, per mille motivi (l'ambizione personale ci sembra quello più onesto), gli sponsor hanno tenuto in vita artificialmente ad alto livello discipline che lasciate al mitico 'giudizio del mercato' sarebbero morte a livello professionistico e sopravviverebbero solo su base giovanile o locale. Qualcuno ha mai aperto un conto corrente al Montepaschi perché esaltato dagli scivolamenti difensivi di Stonerook? Il vituperato calcio, con tutti i suoi difetti, è l'unico sport italiano che senza questa economia 'finta' (coming soon un post sulla realtà concreta delle sponsorizzazioni, spesso semplici partite di giro) sopravviverebbe ad alto livello. Poi si può dire (e noi lo pensiamo anche) che l'atletica è cultura, il nuoto è cultura, eccetera, ma bisogna sempre ricordarsi delle proporzioni. Concludendo: stiamo andando verso un'era in cui vedremo solo calcio? Gli ascolti televisivi dell'ultima bufala su Tevez o del salumiere juventino che litiga con il taxista interista (le tivù locali hanno scoperto che si può parlare di calcio anche senza giornalisti, ma soprattutto senza pagare gli ospiti) sono migliori di quelli di una partita di hockey su ghiaccio: più le sponsorizzazioni saranno 'vere' più l'hockey soffrirà. Ecco, il mercato è questo. Twitter @StefanoOlivari

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