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Il Barcellona senza commento

Redazione

20.12.2011 ( Aggiornata il 20.12.2011 07:54 )

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Cosa si fa quando si è in un posto per fare cronaca e improvvisamente si sbatte il naso contro la Storia, contro qualcosa che - pur in questo eterno presente che viviamo, dove tutto sembra al contempo importantissimo e irrilevante - riconosciamo indubbiamente, inesorabilmente e inevitabilmente come Storia? E ancora: cosa si fa quando, in un'epoca di mediocrità assortite, di mosche in mano a cui tutti danno del tu perché l'importante è esagerare, ci si imbatte nella Bellezza? In entrambi i casi la risposta è la stessa: si resta lì, percossi e attoniti, senza sapere bene cosa dire, magari balbettando qualcosa di imbarazzato. In realtà la miglior cosa da fare sarebbe restare in silenzio, riflettere, godersi la fortuna di essere in quel posto e in quel momento. La Storia leva le parole, la Bellezza lascia la lingua secca. Ma ci rendiamo conto che non sia facile da capire, su due piedi. Specie se il tuo compito è proprio parlare. E così non ce la sentiamo di criticare più di tanto i poveri Pierluigi Pardo e Gianni De Biasi, che hanno commentato per Mediaset Premium la finale di Coppa Intercontinentale (o come si chiama adesso quella roba lì, ridotta a una porcata sia nel nome che nella formula). E hanno assistito - dallo studio, peraltro: non erano a Yokohama - alla definitiva consacrazione della più grande squadra di tutti i tempi, il Barcellona. Uno show indimenticabile (anche se noi, pignoli e filo-catalani come siamo per motivi etici ed estetici, possiamo dire di averlo visto giocare anche molto meglio di così) fatto di piedi di velluto, schemi a orologeria, dribbling, talento e parecchio altro. Cose che raramente si vedono in partite di questo livello, dove anche se la differenza di valori è netta prevalgono tensione e nervosismo. Qui invece è stata una sinfonia di Messi, Xavi (per noi è il migliore di tutti, anche se non vincerà mai il Pallone d’oro) e tutti gli altri. La Bellezza del calcio. E la Storia, perché appunto hai la prova e la controprova che sia la squadra più forte di sempre. Ci sarebbe di che criticare Pardo e De Biasi (De Biasimo?) per la telecronaca che hanno fatto della Storia e della Bellezza. Il primo, che è molto bravo e lo diciamo senza ironia alcuna, a un certo punto di fronte a cotanto show non ha più saputo bene cosa dire: è il problema del telecronista quando il risultato diventa presto certo e non più in bilico. Qualunque giornalista preferisce un match incerto e palpitante a un monologo, anche se di qualità elevatissima. E così si è lasciato andare a un po’ di battute incomprensibili, tipo “possesso palla del Barcellona 120%” (cioè non si comprendeva che era una battuta) e a un po’ di esaltazioni dei catalani non particolarmente originali, ma è appunto il problema del non saper bene cosa dire quando sei davanti alla Storia e alla Bellezza. Con in più la oggettiva difficoltà di un commento, come si dice in gergo, dal tubo e non dal vivo, che inevitabilmente leva pathos e qualità. Ancor peggio però è andata a De Biasi. Che - dobbiamo confessarlo - ci ha fatto pentire di tante maledizioni che da spettatori abbiamo in passato lanciato a Fulvio Collovati. Ebbene sì, il neo-Ct dell’Albania è riuscito a superare il grande Fuffo nella banalità dei commenti tecnici. Non sappiamo se sia così sempre perché, confessiamo, era la prima volta che lo ascoltavamo. Ma ci ha lasciato ammirati per quanto ha dato continuamente ragione al telecronista (che è il vecchio difetto di tutte le seconde voci, anzi il principale), e soprattutto per come lo ha fatto, cioè ripetendo sempre con altre parole il concetto che Pardo aveva appena espresso. Per il resto notazioni tattiche (sarebbero il compito di un allenatore) in dosi omeopatiche e banalità assortite, oltretutto con una voce soporifera, ben diversa da quella ritmata del suo co-equipier. Non che sia stata una telecronaca catastrofica, perché le telecronache catastrofiche sono tutt’altro, ma la partita avrebbe richiesto qualcosa di completamente diverso. Un commento alla Martellini, per capirci, giusto i nomi di chi toccava palla e poco più, lasciando a noi il compito di assaporare questo cioccolatino, lasciandocelo sciogliere in bocca lentamente, anziché accompagnarlo con banalità. Tutto questo però l’avremmo detto se fosse stata una partita normale. Invece era appunto la Storia e la Bellezza messe assieme. E se anche il Santos ha balbettato trovandosi di fronte in campo la Storia e la Bellezza, fino a dare l’impressione di non avere mai visto una sola partita del Barça tanto gli ha offerto la giugulare facilitandone il gioco, beh se capita questo volete che ce la prendiamo con una telecronaca fatta davanti a uno schermo? Livio Balestri telecommando@hotmail.it

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