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Il record della Radcliffe e quelli del doping

Redazione

11.11.2011 ( Aggiornata il 11.11.2011 11:20 )

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Non è strano che la Iaaf abbia restituito a Paula Radcliffe il suo vero record del mondo di maratona (2h15'25'', Londra 2003), era incredibile che glielo avesse tolto con un provvedimento retroattivo degno di miglior causa. La vicenda è nota: la maratona del record dell'inglese era mista, una situazione in cui secondo le nuove norme (introdotte tre mesi fa) gli eventuali record non sarebbero da considerare record ma un po' ipocritamente 'migliori prestazioni'. Decisione discutibile, perchè dal punto di vista culturale la presenza di uomini in mezzo ad atlete donne non è molto diversa da quella delle lepri che sia in campo femminile che maschile infestano il mezzofondo e la stessa maratona. Il beneficio cronometrico è invece evidente, perchè l'uomo 'scarso' può trainare la campionessa donna fino a tutti i 42 e 195 mentre una lepre donna dovrebbe evidentemente mollare prima. Il vero problema è che questo provvedimento è stato reso retroattivo, con un intento secondo noi evidente: non si tratta di un complotto contro la Radcliffe, comunque detentrice anche del record in gare non miste (2h17'18'', Londra 2007), ma di un primo passo per mettere in discussione certi record femminili degli anni Ottanta e anche Novanta. Epoca in cui il doping imperava certamente più di adesso (non che sia scomparso, colo che è senz'altro più rischioso), ma veniva cercato in maniera blanda: sicuramente non nei paesi dell'Est europeo, quelli dello sport di stato, e molto poco negli Stati Uniti. Pace all'anima di Florence Griffith, ma i suoi 10''49 nei 100 e 21''34 nei 200 (entrambi del 1988) rapportati al suo sesso sono più sorprendenti dei tempi attuali di Usain Bolt. E il 47''60 di Marita Koch nei 400, anno 1986? E, rullo di tamburi, l'1'53''28 della Kratochvilova negli 800, anno 1983? Mai nemmeno sfiorato dalle varie Mutola e Semenya... Fermiamoci, sottolineando che negli ultimi 20 anni non è stato migliorato un solo record femminile di corsa al di sotto dei 5mila metri, considerando le gare che c'erano allora e che ci sono anche adesso. In sostanza le prestazioni sono arrivate solo sulle distanze lunghe, dove i margini di miglioramento erano più ampi visto che a livello ufficiale quelle gare nemmeno esistevano: i 5mila donne si sono visti per la prima volta in un Mondiale nel 1995 (Goteborg), i 10mila nel 1987 (Roma), i 3mila siepi addirittura nel 2005 (Helsinki). E quindi? Non potendo cancellare quei record in maniera retroattiva, oltretutto senza nemmeno prove di doping (non trovate all'epoca e introvabili a decenni di distanza), e non potendo infangare selettivamente certi atleti, è possibile che torni in auge la vecchia idea di ripartire dall'inizio del millennio considerando quanto accaduto prima qualcosa di storico ma comunque da superare. Nell'atletica il record non è solo una fissazione statistica, ma è l'essenza stessa di questo sport. Riaprire i giochi, pur rispettando il passato, non sarebbe un crimine. Twitter @StefanoOlivari

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