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Redazione

20.10.2011 ( Aggiornata il 20.10.2011 16:15 )

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Mi chiama il mio amico Beppe, juventino di provatissima fede. «Ma il presidente è impazzito?». Aspetto due giorni per vedere le reazioni sui giornali, tutte sconcertate, e mi trovo a condividerle. Come ha fatto il giovin signore Andrea Agnelli a dire quelle cose su Del Piero nell’Assemblea dei soci? Quale urgenza, quale impellenza, quale improcrastinabile necessità lo ha spinto a ribadire che questa sarà l’ultima stagione di Pinturicchio? Passi la cattiveria su Blanc e Cobolli Gigli, impopolari persino a loro stessi,  non certo unici responsabili del peggior bilancio della storia juventina, ma perché quella inutile e gratuita puntualizzazione sul futuro a tempo del capitano? Credo di avere la risposta. Per anticipare ogni possibile video di Del Piero, magari pronto a firmare per un altro anno. Prevenire è meglio che curare, dicevano i nonni, evidentemente anche quelli di casa Agnelli. Ma è stato comunque sbagliato, perché è Del Piero che deve annunciare l’addio, non può essere la Juve a sfrattarlo dopo vent’anni di onoratissima carriera e una Serie B vissuta da Campione del Mondo. Agnelli non potrà mai spezzare il legame tra Ale e i suoi tifosi, che lo amano come un familiare. Nemmeno la grandezza del cognome gli consente di sfrattare il campione più grande di Madama degli ultimi vent’anni, il primo della storia bianconera secondo la classifica dei 100 che facemmo un anno fa sul Guerin Sportivo. Qualche giornale amico ha provato a parlare di una dichiarazione per celebrare Alessandro, visto che in sale era presente Boniperti. Allora meglio che alla Juve non facciano più sorrisi, perché sembrano sempre facce feroci. Andrea ha ricordato ad alcuni Zio Giraudo, che quanto a brutalità non faceva sconti nemmeno ai parenti prossimi. Eppure un autogol simile non l’avrebbe fatto neanche il rude Antonio, come ha sottolineato Luciano Moggi sui giornali. Perché, mi chiedeva Beppe? Per paura di Alessandro, perché è una delle ultime cose grandi che ha la Juve.

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