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La vera sorpresa? Io dico Fiorentina

Redazione

27.09.2011 ( Aggiornata il 27.09.2011 14:39 )

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Quanto sono attendibili i risultati di inizio stagione? Quanto è difficile non farsi condizionare dalla classifica e cercare di collocare le squadre secondo una reale prospettiva? Da anni non assistevamo a una graduatoria così serrata, con squadre staccate da pochi punti e tantissime pretendenti legittime almeno all’interessante ruolo di outsider. Il Milan favorito alla vigilia ha un paio di attenuanti: il calendario piuttosto impegnativo e soprattutto una discreta catena di infortuni pesanti, su tutti quello del faro Ibrahimovic. L’Inter ha gettato al vento le prime tre partite, per non parlare della falsa partenza europea ma ha il tempo per rimettersi bene in carreggiata. Eppure su Ranieri si sprecano le solite illazioni: è un nobile traghettatore, un ottimo tecnico capace di inquadrare le squadre allo sbando (gli era successo anche con l’ultima Roma di Spalletti) o è un tecnico non adeguato per vincere? La Juve, forte di un calendario onestamente favorevolissimo, ha incamerato due vittorie consecutive ma poi è incappata in due pareggi piuttosto scialbi. Anche a Napoli, con giusto rammarico di Mazzarri, serpeggia un velo di scetticismo. Sono bastate due partite meno convincenti della super prestazione di Champions di appena un paio di settimane fa per raffreddare certi animi poco obiettivi. Sul tavolo delle aspiranti “nuove Udinese” a sorpresa ma non troppo risale il prototipo originale! La squadra di Guidolin, pur in un contesto di rinnovamento, preludio di una probabile stagione transitoria, sta stupendo i meno avvezzi alle alchimie societarie. Magari non nell’immediato ma è davvero probabile che tra un paio d’anni tra la miriade di nuovi giovani in rampa di lancia non vi sia il prossimo crack del mercato. Nel frattempo il guizzante Torje, il tambureggiante Badu o la promessa Fabbrini studiano da “grandi”. La Roma è al centro di un percorso di vera ricostruzione, di una nuova identità ma lo fa affidandosi per ora ai soliti noti: Totti, De Rossi (seppur nettamente sacrificato dalla nuova concezione dei ruoli dell’allenatore Luis Enrique) e Perrotta corrono il triplo, in attesa di veder fiorire i virgulti stranieri (Bojan, Pjanic, Angel). La sensazione è che ci vorrà come minimo tutto il girone d’andata per raggiungere dei risultati soddisfacenti, che possano far combaciare prestazioni e punti. Dall’altra sponda romana, la Lazio non se la passa bene, nonostante le ottime premesse. Del Palermo di Mangia e del Siena di Sannino giustamente si sta parlando tantissimo. Guidate da due allenatori esordienti, seppur con pedigree diversissimi, faranno parlare a lungo di sé, ne sono convinto. A questo punto, nel fare un plauso all’approccio tutto cuore messo in mostra dalla matricola Novara, non posso che decretare come vere sorprese di questo primissimo scorcio di stagione l’Atalanta di Colantuono e la Fiorentina di Mihajlovic. La prima partiva da un ragguardevole fardello, i 6 punti di penalizzazione, annullati in scioltezza a suon di prestazioni e vittorie (e difatti sarebbero primi da soli al comando della classifica, ma già così hanno oltrepassato le dirette rivali nella lotta alla salvezza). Se anche il panzer Denis comincia a segnare con regolarità, oltre a garantire il solito prezioso contributo di grinta e abnegazione, i tifosi orobici possono dormire sonno tranquilli. Ma anche la Fiorentina, nonostante sia funestata da certe diatribe interne (su tutte la difficile gestazione del caso Montolivo) sta al passo con le grandi e sembra aver ritrovato il sorriso e la voglia di giocare a calcio per divertirsi. Questo se non altro è ciò che si percepisce vedendo all’opera i due talenti d’attacco, entrambi attesi a un grande campionato: Jovetic e Cerci. Il primo fa tornare alla mente ai tifosi viola addirittura Roby Baggio, nelle movenze ma pure nel vederlo recuperato dopo un serio infortunio. Il montenegrino dà spettacolo, sia da fantasista, sia da centravanti in sostituzione dell’infortunato Gilardino; il romano Cerci ha ricominciato da dove aveva brillantemente concluso: segnando a ripetizione, facendo spesso ammattire le difese avversarie. Un bel risultato per un talento che sembrava indesiderato e che ora invece si candida prepotentemente per una maglia azzurra. Prandelli sta prendendo nota, la sensazione è che dovrebbe convocarlo in fretta, perché Alessio è uno di quei giocatori che rendono al massimo se sentono la fiducia dell’ambiente e delle persone accanto a sé. In ogni caso si preannuncia un campionato finalmente ricco di sorprese, magari anche al vertice. di Gianni Gardon

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