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Redazione

21.09.2011 ( Aggiornata il 21.09.2011 10:50 )

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Il calcio è uno sport bellissimo ed amato in ogni angolo del pianeta perché è uno sport semplice. Si affrontano due squadre da undici giocatori in un campo grande più o meno 100X64 metri, centimetro più, centimetro meno. Ci sono due porte, vince chi segna più gol dentro quelle porte. Tutto qui. Facile, fin troppo. Eppure, segnare quel maledetto gol (almeno uno in più dell’avversario) comporta una fatica tremenda. Bisogna avere una tattica precisa, idee chiare e soprattutto fiducia verso quelle idee. Non s’improvvisa niente. Alle squadre di calcio la tattica la deve impostare l’allenatore. E nell’Inter l’allenatore si chiama Gasperini. Giampiero Gasperini. Arrivato in estate dopo l’improvviso addio di Leonardo, ora, dopo appena tre mesi, la sua avventura è già al capolinea. C’è poco da fare: il suo 3-4-3 non funziona. Non gira. Né avanti, né dietro. La difesa soffre troppo, gli esterni non spingono a sufficienza, il centrocampo è lento e prevedibile, in attacco manca un giocatore come Eto’o, capace, dal nulla, di creare scompiglio nel muro avversario. C’è di più: i giovani, quelli che avrebbero dovuto dare fiato ai senatori, non hanno mai dimostrato di avere ancora la personalità giusta che serve per essere protagonisti in una big. Biabiany, Coutinho, Alvarez, Castaignos, Obi. Tutti rimandati. Il progetto Inter 2011/12 sembra un fallimento. Chi pagherà per tutto questo? Sarà l’allenatore, inevitabilmente, giusto o non giusto che sia. Nel calcio un tecnico può fare bene solo se alle sue spalle c’è una società che non permette a giornali - e di conseguenza all’opinione pubblica - di metterlo in discussione. Altrimenti sono guai. Moratti è stanco, il vuoto lasciato dall’addio di Mourinho non è mai stato colmato veramente e l’attaccamento al gruppo del triplete ha fatto in modo che sentimento e ragione si mischiassero creando valutazioni errate sulla rosa e condizionando (colpa anche del Fair Play finanziario) le scelte di mercato. Eppure a saltare sarà il Signor Gasperini perché se all’Inter perdi contro il Milan il primo trofeo dell’anno e poi tre partite ufficiali su quattro, allora ti mandano via. Così, a meno di clamorosi colpi di scena il destino dell’ex allenatore del Genoa è già scritto. Come lo sarebbe quello di chiunque non fosse riuscito a trovare un modo per mettere dentro quella palla nella porta degli avversari. E’ un concetto semplice, come il calcio. Dunque, la domanda è inevitabile: Gasperini è causa o vittima, colpevole o innocente di questo inzio shock dell’Inter? E’ giusto che sia lui a pagare per tutti? Colpevole, perché? 1 – Anche a Novara ha lasciato fuori Pazzini, insistendo con Milito e Forlan. Appena entrato, il “Pazzo” è sembrato in palla e ha sfiorato due volte il gol. Segnali che avrebbe dovuto captare in allenamento. 2 – Dalle prestazioni offerte dalla squadra sembra non essere riuscito ad “insegnare” e trasmettere la sua idea tattica ai giocatori. 3 – Forse, per il bene del club, avrebbe potuto fare un passo indietro sul modulo, far giocare la squadra come sa (4 difensori e 3 centrocampisti) e ,dopo aver recuperato alcuni infortunati (Thiago Motta e Maicon) riproporre il tanto caro 3-4-3 Innocente, perché? 1 – Il problema dell’Inter sembra strutturale piuttosto che tattico. La sensazione è che con la difesa a 3 o a 4 poco sarebbe cambiato. Cambiasso non è più quello di due anni fa e davanti alla difesa manca un giocatore di qualità (Inler). Gasperini aveva chiesto Kucka e una punta esterna. Gli hanno venduto Eto’o, preso Forlan (un pallino del Presidente) e un anarchico (Zarate). 2 – Infortuni: Maicon, Stankovic, Thiago Motta. Il primo è l’esterno ideale per il 3-4-3, il terzo conosce questo sistema di gioco avendo già giocato così nel Genoa. 3 – Il carattere. Gasperini è una persona coerente. Ha idee, come tutti, condivisibili o no, e i suoi datori di lavoro (che si premette l’abbiano scelto perché lo stimassero) avrebbero dovuto rispettarle. La società, invece, non ha mai dato l’impressione di farlo, tutt’altro, già alle prime difficoltà, invece di difenderlo gli ha chiesto di fare un passo indietro. Il buon Gasp è andato dritto per la sua strada e ora pagherà a caro prezzo la sua coerenza. E’ un uomo solo in mezzo ad un ambiente di scettici. Come a dire: la difesa a tre? Un’idiozia, se lo capisce, bene, altrimenti… Francesco Aquino [poll id="12"]

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