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Non credete alla tv: Italia-Spagna è finita 1-1!!

Redazione

11.08.2011 ( Aggiornata il 11.08.2011 16:33 )

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Non credete alla tv (alla tv non bisogna credere mai): Italia-Spagna è finita 1-1. Sul campo magari no, ve lo concediamo. Ma in senso televisivo è stato un pareggio, ricco di novità nel bene e nel male. Cominciamo dal gol messo a segno. Claudio Ranieri. È la nuova seconda voce della Nazionale (ma andrà anche ospite semi-fisso alla Domenica Sportiva), ed è un grande acquisto. Finalmente una seconda voce degna di Fabio Capello – per noi il numero uno in assoluto per competenza, rapidità e chiarezza – o del miglior Mazzola, per stare alle seconde voci Rai: ha preso in mano subito la partita, inquadrandola tatticamente, snocciolando addirittura dati statistici, intervenendo il giusto senza essere invadente, con la giusta ironia, che a un romano viene naturale. Si vede che è un allenatore e speriamo che lo resti, nel senso che spesso gli allenatori che si mettono a fare i commentatori tecnici in attesa di una nuova squadra in qualche modo escono dal mercato, è come se i presidenti e i colleghi li considerassero passati dall’altra parte della barricata, quella di chi il calcio lo racconta e lo critica, non lo fa. Ma se restasse da questa parte, cioè la giornalistica, sarebbe un grande arricchimento, e la risoluzione di uno degli annosi problemi di Raisport. Se ripensiamo alla desolazione che negli anni ci ha colto per le banalità di Collovati, le divagazioni di Dossena, le analisi rese incomprensibili dalle risate con cui chiude ogni frase di Bagni, beh avere uno che magari non avrà alzate di ingegno ma scemenze non ne dice e anzi ti fa capire le cose subito, beh altro che una boccata d’aria: è un weekend in alta montagna per uno abituato allo smog di Milano. Ma siccome ogni medaglia ha il suo rovescio, e siccome siamo in Rai dove spesso ogni medaglia ha due rovesci, eccoci a parlare del gol al passivo. Perché bene-benissimo la seconda voce, male-malissimo la prima, Bruno Gentili. Che ha raccontato una partita ben diversa. A cominciare dai nomi dei giocatori, che spesso erano sbagliati. Ma un conto è farlo in radio, perché non hai nessuno che ti controlla (a parte chi ti ascolta mentre è allo stadio o mentre tiene abbassato l’audio della tv), e perché in fondo conta soprattutto trasmettere il mood di una partita, l’emozione, il sentimento, più che essere precisi in ogni dettaglio. In tv invece devi sbagliare il meno possibile, andare a tempo con le azioni, non attardarti a descrivere ogni singolo tocco: le immagini sono in un senso alleato da cui farti aiutare, nell’altro nemico con cui confrontarti. Invece Gentili era tutto tarato sullo stile radio. Facciamo l’elenco: i nomi dei giocatori sbagliati, malgrado spesso li si potesse pure leggere in sovrimpressione, il rigore per la Spagna, di cui si è accorto più o meno un quarto d’ora dopo Ranieri (o Ranieri se n’è accorto un quarto d’ora prima), i minispot di cinque secondi (uno più agghiacciante dell’altro, tutti di marche di abbigliamento) lanciato sempre durante un cambio di formazione, ma prima di dire chi entrava e chi usciva e facendoci perdere il momento effettivo della sostituzione. Morale, del compito di correggerlo - e sorreggerlo – si sono dovuti incaricare i poveri Ranieri e il bordocampista perticone-Antinelli (ma quant’è alto? Sovrastava Prandelli e Casillas, nelle interviste). E sì che - dopo aver lanciato uno spot che coprì un gol dell’Italia (all’Estonia, il 3 settembre dello scorso anno) – Gentili avrebbe dovuto imparare almeno un po’ di tempismo sui minibreak, come ama definirli. Un annetto di rodaggio, per via del suo glorioso passato in radio (dove ha lavorato per trent’anni, con una bravura quasi pari a quella di Ciotti e Ameri) e della diversità del mezzo, glielo si è concesso volentieri. Ma ora il tempo è scaduto e duole dire che con ogni probabilità il trapianto è fallito. Forse ne è conscio anche il nostro, che ieri sera – all’ennesima incertezza - ha tentato una giustificazione: «La nostra postazione è in cima allo stadio, praticamente un nido d’aquila». Ma l’impressione è che nel nido ci potesse essere un altro tipo di uccello. Quale, lo lasciamo dire a voi: da laureati in legge non amiamo le querele. Livio Balestri telecommando@hotmail.it

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