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Le scelte tristi della NBA

Redazione

24.06.2011 ( Aggiornata il 24.06.2011 09:58 )

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Difficile ricordare un draft NBA dimesso come quello visto stanotte a New York, con i classici fischi locali per la scelta dei Knicks (Iman Shumpert da Georgia Tech, numero 17). Non per la qualità dei giocatori scelti, che si conosceva da mesi e che comunque è relativamente bassa, ma per il clima di provvisorietà e di incertezza che si intuiva anche a migliaia di chilometri di distanza. Di sicuro, lockout o non lockout, le scelte hanno premiato molto più il margine di miglioramento, il mitico 'upside', della realtà del campo. Solo così si spiegano il numero uno, peraltro stra-annunciato, di Kyrie Irving (Cavs) dopo un solo anno a Duke (con metà stagione persa per infortunio, oltretutto, e sole 11 partite giocate) e le scelte creative degli international players: Kanter (numero 3, Jazz) dopo un anno di inattività, Valanciunas (5, Raptors) e Vesely (6, Wizards) e Biyombo (7, Kings), solo per citare quelli chiamati più in alto. Prima di trascinatori come Brandon Knight, Kemba Walker e Jimmer Fredette o del pompatissimo Motiejunas che è stato scelto alla 20 e lascerà quindi una Benetton in smobilitazione per giocare con i T-Wolves. Di sicuro la prospettiva di una stagione NBA dimezzata ha indotto molti americani a farsi un altro anno di semi-professionismo al college: gente come Jared Sullinger (Ohio State) e il nostro favorito, il morbidissimo Harrison Barnes (North Carolina), sarebbe di sicuro stata scelta davanti all'Irving della situazione. Nella folle passaportopoli che ammorba il basket FIBA anche Irving stesso potrebbe paradossalmente essere considerato un international player, visto che è nato in Australia (da padre americano, che lì giocava) e più volte ha ricevuto offerte da quella nazionale (del resto, se si è potuto parlare seriamente di Matt Barnes a disposizione di Pianigiani...). Ci sarà tempo tutta l'estate per parlare degli effetti sportivi di questo draft, con la ricostruzione di Cleveland (l'ultima volta che ha scelto con il numero 1 chiamò LeBron James, era il 2003) e tante altre storie interessanti, ma già adesso si può dire che con queste scelte la NBA ha ufficializzato il suo anno di transizione. Sperando che che sia almeno un mezzo anno di gioco. Stefano Olivari stefano@indiscreto.it

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