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Manchester United-Barcellona: a volte ritornano

Redazione

25.05.2011 ( Aggiornata il 25.05.2011 11:22 )

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«Erano due le partite che il Manchester United e l’Inghilterra dovevano giocare nell’ormai storica serata del 15 maggio. La prima, quella più importante, con la Storia: una sfida decisiva per riscattare in un sol giorno la Patria calcistica, che per cinque anni si è trovata confinata in un ghetto che non aveva più ragione di esistere, e per dimostrare al mondo intero che il peccato è stato espiato». Inizia così il resoconto del Guerino, firmato da Alessandro Lanzarini, della finale di Coppa delle Coppe del 1991. Si trattava della prima finale europea di una squadra inglese dopo la tragedia dell’Heysel di sei anni prima: l’esclusione delle squadre inglesi dal calcio internazionale era finita proprio quella stagione. Al Manchester United era opposto il Barcellona, ed è ovviamente questo il motivo per cui siamo andati a spulciare cronaca e tabellino di quella gara. Tra i precedenti incroci in finale tra questi due grandi club, infatti, non c’è solo quello di due anni fa a Roma, in cui trionfò il Barcellona, ma c’è pure questo del ‘91, in cui furono gli uomini di Alex Ferguson ad avere la meglio. Un incontro persino più significativo. Intanto perché segnava, come detto, il ritorno di una squadra inglese in una finale europea. E poi per il successo che diede il via alla irresistibile epopea del tecnico scozzese, che fino a quel momento aveva vinto con lo United soltanto la FA Cup dell’anno precedente. Al De Kujp di Rotterdam, guarda caso già teatro dell’ultimo successo europeo di un club inglese (la coppa Uefa vinta dall’Everton nel 1985, quindici giorni prima dell’Heysel), il Manchester United tornava a riassaporare la sua grandezza dopo anni di delusioni. L’ultimo campionato vinto era stato quello del 1967, l’ultima coppa internazionale la Coppa dei Campioni del ’68; erano i tempi di Matt Busby, George Best, Bobby Charlton, Denis Law, Brian Kidd e Nobby Stiles. Continuiamo la lettura dell’articolo del Guerino: «L’altra, quella sul campo: altrettanto significativa, ma dal punto di vista tecnico, l’occasione necessaria per verificare se la forzata assenza dall’Europa avesse prodotto guasti irreparabili nel gioco e nel morale del football inglese. Tutto il mondo, sportivo e non, aveva gli occhi ben puntati su Rotterdam. Dal momento in cui Manchester United e Aston Villa avevano rimesso piede in territori che in giorni nemmeno tanto lontani erano stati loro feudi indiscussi, l’orologio della paura aveva ripreso a camminare. Il 29 maggio 1985, i morti schiacciati dal fatiscente muricciolo di Bruxelles ritrovavano vita ogni qualvolta una formazione d’oltremanica prendeva contatto con il Continente. L’Europeo ’88 di Germania, abbastanza vicino nel tempo alla tragedia di Bruxelles, aveva tenuto aperta la piega del terrore e fatto scorrere nuova linfa nelle vene del partito dei “colpevolisti”. Ma la dura lezione impartita dal governo del pallone pare aver dato i suoi frutti. Forse, una volta per sempre. […] La settimana precedente l’incontro sembra debba fungere da preludio all’Apocalisse. Le autorità locali di polizia hanno organizzato tutto nei minimi dettagli: vengono messi in allarme le unità a cavallo, quelle cinofile, addirittura i reparti speciali anti-rapina, orrendi personaggi completamente vestiti di nero che paiono usciti da un serial americano. “Esiste il serissimo rischio che gli hooligans olandesi vogliano ingaggiare una personalissima battaglia con i colleghi inglesi per dirimere una questione di supremazia” tuonano alcune voci in cerca di caduca notorietà. La psicosi hooligans esplode in una città tranquilla 365 giorni l’anno, ricca e industriosa, dal traffico incessante ma raramente caotico. Mentre l’Olanda si straccia le vesti abbondantemente prima del dovuto, al di là del Canale tutto scorre via liscio. Nei due giorni precedenti l’evento non si verificano episodi capaci di turbare i sonni degli olandesi. Nell’immediato prepartita, l’atmosfera in città è delle migliori. Per la cronaca, ci saranno in tutto 24 arresti, tra i quali quelli di 18 olandesi ubriachi che prendevano a sassate le vetrine a luci rosse, tipiche della libertà olandese. Il colpo d’occhio sul Feyenoord stadion, già due ore prima della partita, è impressionante: il biancorosso e il blaugrana si mischiano senza stridere. L’unica tensione avvertibile è quella di coloro che non sono al coperto, e guardando in alto, temono di vedersi piombare addosso, da un momento all’altro, il diluvio universale. I novanta minuti mostrano due volti estremamente diversi. Tanto il primo tempo è noioso, tanto la ripresa è violenta nelle emozioni su entrambi i fronti. Alex Ferguson, manager dei Diavoli, aveva detto alla vigilia, facendo ricordare l’Alf Ramsey del quadriennio che introduceva la Rimet del 1966: “siamo perfettamente preparati per questo appuntamento. Vinceremo noi”. Sulla panchina al suo fianco, siede Johann Cruijff, magrissimo e teso, il tecnico che della Coppa delle Coppe ha fatto, negli ultimi cinque anni, una riserva di caccia esclusiva. Ferguson vince alla grande la sfida tattica con l’olandese: la fitta ragnatela dei rossi tarpa sempre e comunque le ali alle velleità dei catalani, privi di Stoichkov e quindi incapaci di penetrazione in verticale al centro dell’area con il pallone a terra. Mentre i blaugrana continuavano ad insistere con sterili manovre avvolgenti concluse da inutili traversoni, il Manchester affida le proprie chance a terribili contropiedi, impostati su Sharpe e Hughes: l’ex barcellonista scaricato anni fa dal presidente Núñez con l’accusa di non saper giocare al pallone, si prende una sonora rivincita. Prima si procura il calcio di punizione sul quale nasce il primo gol, da lui stesso realizzato, poi realizza il secondo punto, quello decisivo». Il Barcellona troverà il gol con Koeman su punizione, ma non basterà per recuperare la partita. Il tempo saprà essere più dolce coi catalani un anno più tardi, quando ancora una punizione del biondo Koeman, porterà nella  bacheca del Barça la prima Coppa dei Campioni. Arriveranno poi quelle di Riijkaard e di Guardiola, quest’ultima proprio contro il Manchester United. Quel giorno a Rotterdam rimasero bloccati in Francia e in Belgio molti tifosi per lo sciopero dei ferrovieri. E dato che la storia ama proporci corsi e ricorsi, i tifosi sono autorizzati a fare gli scongiuri, visto che molti voli continentali sembrano a rischio per la nube del vulcano islandese. Il tabellino della finale di Rotterdam: 15 maggio 1991, Manchester Utd-Barcellona 2-1 MANCHESTER UTD: Sealey, Irwin, Blackmoore, Bruce, Phelan, Pallister, Robson, Ince, McClair, Hughes, Sharpe. Allenatore: Ferguson. BARCELLONA: Busquets, Nando, Alexanco (72’ Pinilla), Koeman, Ferrer, Bakero, Goicoechea, Eusebio, Salinas, Laudrup, Beguiristain. Allenatore: Cruijff. ARBITRO: Karlsson (Svezia). RETI: 67’ e 74’ Hughes, 79’ Koeman. Giovanni Del Bianco

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