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Massimo Maccarone e la sfortuna

La strana carriera di un attaccante di talento, ora alla Sampdoria, che nel 2002 visse il sogno di passare dalla serie B alla Nazionale di Trapattoni. Ci vuole più di un rigore sbagliato per abbatterlo...

Redazione

23.03.2011 ( Aggiornata il 23.03.2011 07:40 )

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Se n'è andato da Palermo dicendo: "In un matrimonio bisogna essere in due". Per farlo funzionare o per renderlo disperante. A Genova erano ancora sotto choc per la doppia vedovanza Cassano-Pazzini quando l'hanno visto arrivare. Sotto il sole di Nervi il cranio riluceva. Qualcuno ha combattuto la malinconia e i presagi aggrappandosi a un miraggio: "Vialli!", ha gridato. Come evocare Marlon Brando mentre sullo schermo appare Bud Spencer. Eppure i suoi momenti di gloria anche Big Mac li ha avuti. Correva l'anno 2002. Giocava in serie B, nell'Empoli di Silvio Baldini. Faceva coppia in attacco con tal Totò Di Natale. Segnavano 26 gol a stagione (un anno 16 lui e 10 Totò, l'anno dopo viceversa). Gentile lo convocò nell'Under 21. Fece gol nel primo tempo. Durante l'intervallo chiamò Trapattoni, che allenava la Nazionale maggiore. Disse al collega: "Fai riposare il centravanti, mi serve contro l'Inghilterra". Si era rotto Vieri, che gli predisse: "Se segni, sei a posto per i prossimi ottant'anni". Ci mancò poco. Procurò il rigore decisivo facendosi atterrare da Calamity James. Non lo tirò lui, l'Italia vinse. E scoprì un nuovo eroe. I giornali impazzirono. Non avevano mai visto nessuno andare dalla B all'azzurro. Si scoprì che arrivava dalla provincia di Novara, come Boniperti. Scivolarono i paragoni. Furono intervistati i genitori, immigrati dal Casertano, che si erano conosciuti in una sala da ballo. Il padre disse: "Ha anche un fratello, a me sembrava più forte di lui, ma ha smesso". Fu scovato il fruttivendolo che l'aveva licenziato nel '94 perché bigiava il lavoro per guardare le partite del mondiale americano. Nella torrida estate di mercato che seguì fu considerato come un affronto pari alla fuga dei cervelli il suo trasferimento al Boro, in Inghilterra. Maccarone si giustificò con grande semplicità: "Pagano un ingaggio più alto". Anche lì, arrivò come un miraggio. L'allenatore McClaren annunciò: "Abbiamo preso il giocatore italiano più simile a Del Piero". Nove anni dopo, nella stessa domenica, Alex è ancora lì a far serpentina-tiro-gol, Big Mac a rimirar le stelle. Gabriele Romagnoli L'articolo completo è su Repubblica.it

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