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Milano-Sanremo e identità nazionale

La Classicissima insieme a pochi altri eventi è il vero alimento dell'immaginario collettivo italiano. In mezzo a tante celebrazioni retoriche una boccata d'aria pura...

Redazione

22.03.2011 ( Aggiornata il 22.03.2011 15:11 )

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«Sono io il ciclista che passa per strada al mattino sul presto cantando? mentre voi vi girate nel letto destati al penultimo sonno? quel canto che non fate in tempo a sentirne la fine...» Iniziava così una canzone di Italo Calvino, scritta alla fine degli anni 50, quando tradizione voleva che i garzoni dei fornai cantassero le canzoni del Festival di Sanremo. Insomma, per farla breve, la canzone mi è tornata in mente perché, ieri, la Milano-Sanremo terminava sul Lungomare Italo Calvino e da sempre sono convinto che il Festival, il ciclismo, il calcio, il cinema, la televisione e tanti altri «luoghi della memoria» sono il vero alimento dell' immaginario di una nazione. Così, fra le varie manifestazioni per il 150° anniversario dell' Unità d' Italia, la Milano-Sanremo è per ora quella più riuscita: senza troppa retorica, ma con un alto valore simbolico (Raitre ed Eurosport2). Certo le riprese tv hanno cambiato tutto (le identità sono costituite da discorsi regolati e condivisi socialmente, e la tv ha creato un suo discorso), ma la Classicissima resta pur sempre la corsa della nostra infanzia quando si stava ancora ore e ore ai bordi delle strada in attesa del passaggio dei corridori. È la corsa più simbolica che esista al mondo perché segna il passaggio dall' inverno alla primavera, dalle fredde nebbie della Lombardia al tiepido sole della Riviera, con qualche goccia di pioggia. È la corsa attraverso cui lo sport ha conosciuto la prosa d' arte. Già negli anni 60 Gianni Brera si lagnava della «facilità» della corsa: «Così ho invocato che il ciclismo tornasse per l' occasione della Sanremo alle sue tradizioni autentiche, ridiventando fatica improba, sgrugnare di poveracci gagliardi, sofferenza stoica, estro, coraggio». L' agio con cui noi riusciamo a seguire i corridori sullo schermo, spesso si trasforma in distrazione, abitudine, «facilità». In un finale mozzafiato, ha vinto l' australiano Matthew Goss, italiani ancora all' asciutto. Mi consolo con Calvino. Articolo di Aldo Grasso, fonte: Corriere della Sera

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