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Il grande freddo di Abdul Jeelani

Torna in Italia una stella del nostro basket anni Settanta e Ottanta, amatissima a Roma e Livorno. Non se la sta passando benissimo, sotto vari aspetti, ma la Lazio oltre che a fargli festa per il passato pensa anche al suo futuro...

Redazione

14.01.2011 ( Aggiornata il 14.01.2011 10:13 )

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Abdul Jeelani, indimenticabile stella del campionato di basket degli anni Settanta e Ottanta, caduto in disgrazia, torna in Italia. E la Lazio, una delle società in cui è stato grande (i più giovani forse lo ricordano a Livorno, sponda Libertas), gli farà una festa. Parole di Simone Santi: presidente della società: ''Non è stato facile convincerlo, ma quando gli abbiamo proposto di lavorare con i ragazzi disagiati delle periferie e gli immigrati ha subito accettato''. Anche perchè disagiato è Jeelani (nome originale Gary Cole, prima della conversione all'Islam) stesso, pieno fra l'altro di debiti e di situazioni da definire con la sua ex moglie. Per il pagamento di 3.700 dollari, dovuti per il mantenimento dei figli, hanno contribuito con una colletta i suoi amici di Livorno. Per il rilascio del passaporto Jeelani, che non viaggiava da oltre vent'anni, ha avuto altri problemi (dovuti al cambio di nome): tutto risolto, adesso, almeno dal punto di vista amministrativo. Rintracciato quasi per caso in una casa di accoglienza di Racine nel Wisconsin ora l'ex campione, che il prossimo mese compirà 57 anni e che ha anche giocato un paio d'anni nella NBA (nei Portland Trail Blazers e nei Dallas Mavericks), vive a casa del figlio. Santi e tanti appassionati non l'hanno dimenticato: ''Al telefono a tratti l'ho sentito poco lucido. Mi ha ripetuto più volte di sentire freddo e di avere male alle mani e alle gambe. Il clima italiano è un motivo in più per tornare. E quando arriverà sarà assistito da una psicologa''. Per lui la Lazio ha già preparato una grande festa domani pomeriggio al Palazzetto. A festeggiarlo amici e vecchi compagni, ma anche le ragazze della squadra di un orfanotrofio di Moputo in Mozambico, dove la Lazio ha aperto uno dei suoi centri.

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