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Redazione

06.10.2010 ( Aggiornata il 06.10.2010 12:07 )

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Le parole pronunciate ieri da Ettore Torri hanno scatenato un putiferio sui giornali sportivi. Cosa avrebbe detto di tanto scandaloso il capo della Procura antidoping del Coni? Che tutti i ciclisti sono dopati. E dov'è la notizia? Da vent’anni non c’è mattina in cui non spunti una positività o una qualche sacca di sangue alterato. Invece no, apriti cielo. Le vergini si sono risvegliate indispettite stamani. Come se Gh, Epo, Cera fossero sostanze usate da una strettissima minoranza, poche mele marce in mezzo a un cesto di viole. Sbagliato generalizzare. È il teorema usato ogni volta per nascondere il fetore della vicenda, la vergogna, e tenere su un’industria molto remunerativa, anche per quei giornali direttamente coinvolti nel ciclismo. Al Ministero della Salute possiedono dati agghiaccianti sull’abuso di certe sostanze. Ancora dieci anni fa, parlando con un esperto dell’osservatorio, mi faceva notare come l’uso di ormone della crescita raffigurasse in Italia un’intera regione grande come il Piemonte popolata di persone affette da nanismo.Ma tutto questo non conta, meglio i distinguo e i sottili bizantinismi. Del resto, con l'eccezione di Mura, non ricordo giornalisti del settore critici con Armstrong quando si scagliò in modo mafioso contro Simeoni, la cui unica colpa restava quella di avere detto la verità con i magistrati ferraresi. Mi pare anzi che alla fine della giostra il colpevole sia lui, il povero Torri, reo di avere detto la pura verità, e non la piaga che in questi anni - specie dall’epoca dei record in altura - si è mangiata, a ritmo di medie sempre più alte, uno sport bellissimo, romantico, leggendario. Ma malato, malatissimo. Torri da anni combatte una battaglia persa, giocata contro campioni miliardari e grandi aziende farmaceutiche, che hanno tutto l’interesse a non fermare la filiera. Come scrive Eugenio Capodacqua su Repubblica, mio giornalista di riferimento in materia, è Torri ad avere scoperchiato la pentola su Basso, Di Luca, Riccò e Piepoli, smontando qualche bel titolone di prima pagina, ma lottando autenticamente per dare dignità (vera) allo sport. Lui sì, non gli altri. Mentre Torri si lasciava andare con i giornalisti dell’Associated press a uno sfogo comprensibile, soprattutto motivato e sincero, il New York Times ipotizzava una seconda positività per lo spagnolo Contador all’ultimo Tour. Giusto per ricordare, in questo momento nove procure italiane indagano su casi di doping, esteso nel frattempo alle famiglie: sempre più mogli, genitori, fratelli coinvolti. Anche di questo ha parlato Torri, visto che conosce la materia meglio di tutti noi. Diciamo pure che non esiste un solo ciclista sul quale sarei disposto oggi a mettere la mano sul fuoco, troppe volte scottato dall’avere esultato per corridori poi pizzicati. Siccome nel tempo libero ho fatto persino qualche gran fondo, beh,lì è persino peggio, se possibile. Gente che da un anno all'altro impiega mezz'ora in meno. Sarà l'allenamento, come no?

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