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Da Gaudenzi a Quinzi, la strada degli ex giovani italiani

Da Gaudenzi a Quinzi, la strada degli ex giovani italiani

Redazione

20.04.2016 ( Aggiornata il 20.04.2016 10:21 )

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Per Gianluigi Quinzi non è ancora detta l'ultima parola. Scegliendo infatti come allenatore Ronnie Leitgeb, l'ex guida di Thomas Muster e Andrea Gaudenzi, il vincitore di Wimbledon (juniores) 2013 fa capire di non avere ancora rinunciato a certe ambizioni anche se la realtà dice che quasi mai supera le qualificazioni dei Challenger e che il suo ranking è 461. Così il ragazzo che ai suoi tempi, fa davvero impressione dirlo, primeggiava in contesto popolato dai Kyrgios (un anno più vecchio), dagli Zverev (un anno più giovane) e dai Coric (coetaneo), dopo una serie zampariniana di cambi di allenatore effettua una scelta forte e realistica. Perché Leitgbeb, in realtà più un manager  e un motivatore che un uomo di campo, quasi mai ha lavorato con giocatori talento ma sempre ha tirato fuori il massimo da chi si è voluto applicare alla morte. Detto questo, qualsiasi paragone con il passato è azzardato. Prima di tutto perché il Gaudenzi ventenne, anche lui con un grande passato giovanile (vincitore di Roland Garros e U.S. Open nel 1990), era un giocatore già di suo da primi cento del mondo, aveva superato discretamente lo shock del passaggio al professionismo ma non riusciva a fare il salto di qualità (sarebbe arrivato al numero 18 ATP e alla finale di Coppa Davis 1998, insieme ad una serie di ottimi piazzamenti in tornei sulla terra battuta). Un altro pianeta rispetto a Quinzi, tuttora disperso in torneini di cui facciamo fatica anche solo a recuperare i risultati, anche se nell'ultimo (a Raanana, Israele) è andato bene superando tre turni di qualificazioni e battendo Lacko al primo turno. In secondo luogo Gaudenzi aveva una identità tecnica forte, un tennis non ricco di fantasia ma senz'altro molto solido e già di una cilindrata da adulti: il problema tennistico di Quinzi è invece proprio quello di non avere una identità, oltre a nessun colpo davvero definitivo con i 'grandi' e un servizio in ogni caso insufficiente. Insomma, si parte da molto più indietro che con Gaudenzi e le pressioni familiari rischiano di intristire un ragazzo che si vedeva numero uno del mondo ma che adesso forse pagherebbe per avere almeno un futuro da Cecchinato. L'atteggiamento in campo di Quinzi, che abbiamo più volte osservato dal vivo e che con un eufemismo potremmo definire 'non simpatico', non è per forza un ostacolo nella visione della vita di Leitgeb, mentre il resto è ancora da costruire. Il tennis di oggi dimostra che non è mai troppo tardi. Wimbledon juniores l'hanno vinto Federer e Borg, oltre a Valent e Whitehouse. Ma ancora più numerose sono state le vie di mezzo.

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