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Rio 2016, la fuga del tennista medio

Rio 2016, la fuga del tennista medio

Redazione

21.07.2016 ( Aggiornata il 21.07.2016 09:24 )

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Il virus Zika è uno strepitoso pretesto per evitare i Giochi di Rio, da parte di atleti di diverse discipline ma soprattutto di quelle per cui le Olimpiadi rappresentano poco o niente. Fra queste senz'altro il tennis, dove si sta verificando una situazione molto curiosa: i grandi nomi hanno finora confermato la partecipazione a Rio (addirittura anche il convalescente Nadal, che non gioca dal Roland Garros a causa dell'infortunio al polso), mentre la maggior parte delle defezioni è avvenuta al piano immediatamente inferiore. Da Raonic, fresco finalista di Wimbledon contro Murray, a Berdych, passando per Isner, Dolgopolov, Simona Halep, Karolina Pliskova, Feliciano Lopez e quasi tutte le stelle della Next Generation: Thiem, Kyrgios, Tomic. E mancano ancora due settimane... Ovviamente nel tennis, sport verticistico come pochi altri, per consegnare Rio 2016 ai posteri basterà la presenza di Djokovic, Federer e Serena Williams, ma il punto centrale della storia è un altro e riguarda anche il calcio. Ha senso la presenza olimpica di sport per cui l'Olimpiade non risulta essere il massimo traguardo possibile? Le singole federazioni continuano a pensare di sì, al punto di accettare partecipazioni dimezzate o umiliazioni organizzative: il tennis rientrò nel programma olimpico a Los Angeles 1984 come sport dimostrativo... I Giochi sono pur sempre una grande vetrina, anche se l'impostazione nazionalistica dei media mette sullo stesso piano il bronzo di un canoista sconosciuto con la presenza di Neymar e Federer. Ma il tennis, sport dove il passaporto vale zero visto che ad ogni livello, anche il più basso, i confronti sono internazionali, c'entra con questo carrozzone ancora meno del calcio, del golf e per certi versi anche del basket del livello più alto, diversamente LeBron James e Curry non sarebbero rimasti a a casa loro. Questo non toglie che per alcuni campioni, come Federer, l'oro olimpico sarebbe una grande gioia: ma perché l'ambiente dei Giochi è unico, non certo perché il torneo valga più di un Masters 1000. A dirla tutta, gli sponsor globali dei grandi nomi 'consigliano' caldamente ai loro testimonial la partecipazione olimpica, mentre chi vive principalmente del montepremi dei tornei è più libero e quindi meno sensibile a una certa retorica. 

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