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Russia e doping di Stato, la politica dei più furbi

Russia e doping di Stato, la politica dei più furbi

Redazione

19.07.2016 ( Aggiornata il 19.07.2016 08:22 )

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Nello sport russo degli ultimi anni il doping può senza sfumature essere definito come doping di Stato. Perché proprio elementi dello Stato, dall'FSB (erede del più noto KGB) a organismi minori, si sono attivati su più piani per coprire gli atleti dopati in più discipline e raggiungendo il massimo dell'efficienza nelle manifestazioni ospitate in casa, come i Giochi invernali di Sochi 2014 e i Mondiali di nuoto di Kazan dell'anno scorso. Il rapporto della WADA, l'agenzia antidoping internazionale, è ricco di particolari anche clamorosi (in certi casi il sangue nemmeno era dello stesso atleta testato ma di un altro) e lascia pochi dubbi. Il problema a questo punto è uno solo: applicare a tutto lo sport russo le misure che già ha dovuto subire l'atletica? In altre parole: il CIO dovrebbe escludere la Russia da tutti gli sport ospitati dai Giochi di Rio, a prescindere dalle responsabilità dei singoli atleti? Non occorre essere fini giuristi per giudicare una follia mettere sullo stesso piano dopati recidivi e certificati con atleti mai nemmeno sfiorati dal sospetto, creando un precedente pericolosissimo. Perché se non si distinguono le responsabilità, mettendo i Tamberi sullo stesso piano degli Schwazer, è chiaro che le decisioni diventerebbero soltanto politiche. L'apparato criminale, sportivamente parlando, della Russia è stato smascherato grazie a un'indagine giornalistica e alla collaborazione dell'ex direttore del laboratorio antidoping di Mosca, Rodchenkov, ma cosa accadrebbe andando in profondità su altri medaglifici dello sport? Stati Uniti, Giamaica, Kenya, Cina, Spagna: nazioni popolate da dopati ma dove il 'sistema' è stato più abile di quello russo nel fare muro. Cosa accadrebbe se i Fuentes della situazione collaborassero? Punendo tutta la Russia, quindi non soltanto i (molti) dirigenti e sportivi russi marci, come è tecnicamente possibile (tutte le provette manomesse sono riferibili a singoli), si avrebbe il principale effetto di regalare medaglie ai più furbi. Quanto all'Italia, siamo convinti che in generale avrebbe soltanto medaglie da guadagnare da una seria lotta al doping, ma è un discorso utilitaristico-quantitativo e non di superiorità etica: dallo scandalo dell'Acqua Acetosa di fine anni Novanta (migliaia di provette non analizzate, in particolare quelle del calcio...) ad oggi, i casi di cui discutere non mancano.

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