Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

Giochi proibiti per la Isinbayeva

Giochi proibiti per la Isinbayeva

Redazione

18.06.2016 ( Aggiornata il 18.06.2016 12:41 )

  • Link copiato

Quella di escludere tutti gli atleti russi dai Giochi di Rio è senza dubbio una delle decisioni più surreali della storia della IAAF. Mettendo sullo stesso piano dopati ed atleti ufficialmente puliti il consiglio della federazione internazionale di atletica ha voluto cancellare dalla vetrina più prestigiosa delle Olimpiadi una nazione, per motivi probabilmente non soltanto sportivi. Se la Russia dell'atletica sembra popolata quasi unicamente da dopati ed ex dopati non si capisce come mai agli ultimi Mondiali, l'anno scorso a Pechino, questo paese di 147 milioni di abitanti abbia preso soltanto quattro medaglie, una più dell'Olanda (17 milioni), arrivando nona nel medagliere dietro a Kenya (16 medaglie con 45 milioni di abitanti!), Giamaica, Stati Uniti (unico di questo elenco con una popolazione superiore: 327 milioni), Gran Bretagna, Etiopia, Polonia, Canada e Germania... Tutti paesi che a Rio andranno e i cui dopati sono soltanto poche mele marce, secondo la visione stravagante del consiglio presieduto da Sebastian Coe. In pratica buttando fuori per due anni la Russia dal mondo dell'atletica si ufficializza che il doping non serve: se questi (pochi) campioni bombati vanno meno forte degli onesti kenioti e americani, allora questo è un grandissimo spot per l'atletica. Grandi discorsi ideologici che si scontrano con una logica alla portata di un bambino delle elementari. Dei quattro medaglisti di Pechino il campione del mondo dei 110 ostacoli, Shubenkov, mai è stato sfiorato da accuse di doping, così come la medaglia d'oro nell'alto Mariya Kuchina e l'argento nei 400 ostacoli Kudryavtsev. Altro discorso per la popolare Anna Chicherova, bronzo nell'alto, che il mese scorso si è saputo essere fra le 31 nuove positività idei Giochi di Pechino 2008. Insomma, generalizzare è in ogni caso sbagliato: i discorsi che possiamo fare sulla 'scuola' della marcia russa non sono gli stessi che possiamo applicare ad altre specialità. Che colpe hanno Ukhov o Yelena Isinbayeva, al di là di sospetti in base alla passaporto? L'aspetto davvero paradossale della vicenda è che il cosiddetto doping di Stato è emerso non per merito della WADA (l'Agenzia antidoping) o della IAAF, ma di un'inchiesta giornalista di una tivù tedesca, la ARD, che ha utilizzato confidenze di una mezzofondista russa (la Stepanova) e di altre fonti. Intanto le prime otto nazionai del medagliere mondiale, quelle dove non si praticava il doping di Stato, ma anche quelle dalla decima posizione in giù, esultano.

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi