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La Sharapova e quelli fino al 31 dicembre

Redazione

11.03.2016 ( Aggiornata il 11.03.2016 11:17 )

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Il caso Sharapova-Meldonium si presta ad alcune considerazioni che vanno al di là della fama mondiale della protagonista, che in questo momento le si è ritorta contro sottoforma di perdita di sponsor e di richieste di squalifiche 'esemplari' anche da pulpiti improbabili. La prima è che, come è noto, questa sostanza è considerata dopante dalla WADA soltanto dal primo gennaio 2016. Quindi sul piano sportivo le prestazioni le ha alterate, nella legalità, fino al 31 dicembre 2015: non è che quindi i 'mostri' siano soltanto quelli degli ultimi mesi, semplicemente sono finiti nella rete dell'antidoping i più disattenti o quelli con medici meno aggiornati. È la situazione, per dire, di due atleti etiopi di elìte come Abeba Aregawi (ora svedese tarocca) e Endeshaw Negesse. La seconda considerazione è che il Meldonium è un farmaco anti-ischemico, con il nome commerciale di Mildronate (prodotto in Lettonia) prescritto ai cardiopatici ma non solo a loro, diffuso prevalentemente nell'Europa dell'Est e sconosciuto negli Stati Uniti dove la Sharapova vive stabilmente da ormai 20 anni. Non è quindi nato come doping, come del resto quasi nessun farmaco, ma ha effetti dopanti che in estrema sintesi sono un miglioramento della capacità aerobica (quindi della resistenza), della resistenza al dolore e della concentrazione prolungata. In più, aumentando la fluidità del sangue, è un ottimo coprente per altre sostanze (l'EPO, ma non solo). Insomma, ci sono varie correnti di pensiero fra i medici sportivi ma tutte concordano nel dire che il Meldonium migliora le prestazioni. Terza considerazione: i titoli sportivi di ieri non possono essere tolti sulla base di un doping che 'ieri' non era considerato doping. Riscrivere gli albi d'oro di tennis, atletica, ciclismo, judo, biathlon, eccetera sulla base delle ultime notizie dipende solo dal tifo nazionalistico: non si ricordano campagne giornalistiche italiane contro l'autoemotrasfusione, quando era legale. La quarta considerazione è che i risultati sono strutturalmente sempre finti, se analizzati con la lente dell'antidoping. Un prodotto come questo, usato da anni, ha alterato per anni i risultati prima che venisse messo fuori legge. Più che abbattere i monumenti bisognerebbe evitare di erigerli, guardando lo sport in maniera laica senza spiegare le differenze fisiche attraverso concetti come 'motivazioni', 'squadre corte' e 'gran lavoro fatto in settimana'.

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